CANI ITALIA        

 

Index

Album di fido

Alimentazione

Cani smarriti - trovati rubati

Cani da adottare

Link

Gruppi cinofili

Rassegna gare amat.

Cerco

www.caniitalia.com

Sciegli il nome al tuo amico

Offro

Pensione per cani

Razze

Repertorio delle razze canine

Ricerca alfabetica delle razze

New dal mondo

Speciale accessori

Vetrina tutto per la cinofilia

Zone addestramento addestratori

Cricca una razza

 

AFFENPINSCHER AFGHAN HOUND AYDI AIREDALE TERRIER AKITA INU

 

 

ALANI TEDESCHI

ALASKAN MALAMUTE

 AMERICAN WATER SPANIEL

ANGLO FRANCAIS TRICOLORE

 

APPENZELLER SENNENHUND

 

AUSTRALIAN TERRIER

 BASENJI

BARBONE GRANDE MOLE

BASSET ARTESIEN NORMAND

BASSOTTO TEDESCO

 

 

BEAGLE

BEDLINGTON TERRIER

BERNER SENNENHUND

 BICHON À POIL FRISE'

BlCHON AVANESE

 

 

 BILLY

 BLACK  AND  TAN COONHOUND

  BOBTAIL

BOLOGNESE

BORZOI

 

 

BOULEDOGUE FRANCESE

BOSTON TERRIER

 BOXER

  BRACCO D’ARIEGE

 BRACCO BLU D’ALVERNIA

 

 

 BRACCO DEL BORBONESE

BRACCO DUPUY

BRACCO FRANCESE

BRACCO ITALIANO

BULLDOG

 

 

BULLMASTIFF

BULL TERRIER

CANE DI SAN BERNARDO

CESKY TERRIER

CAIRN TERRIER

 

 

CANE DEI PIRENEI

  CARLINO

CESKY FOUSE

CHARPLANINATZ

CHIHUAHUA

 

 

CHOW CHOW

CIRNECO DELL’ETNA

COCKER AMERICANO

COCKER SPANIEL INGLESE

DALMATA

 

 

ESQUIMESE

EPAGNEUL BRETON

 FOX TERRIER A PELO LISCIO

FOX TERRIER A PELO RUVIDO

GRAND BLEU DE GASCOGNE

 

GREYHOUND

   KLEINER MUNSTERLÀNDER

KUZHAAR 0 BRACCO TEDESCO

 KUVASZ

KOMONDOR

 

LABRADOR RETRIEVER

 LAPPHUND

 MAGYAR  AGAR

 MASTIFF

     MALTESE

 

 MASTINO NAPOLETANO

PASTORE BERGAMASCO

PASTORE DI TATRA

PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE

PASTORE TEDESCO

 

 

PASTORI BELGI

 PECHINESE

PICCOLO  LEVRIERO

 PINSCHER

POINTER

 

PULI

ROUGH  COLLIE

SAMOIEDO

SCOTTISH  TERRIER

 SEGUGIO  ITALIANO A PELO  RASO

 

SETTER  GORDON

SETTER  INGLESE

SETTER  IRLANDESE

SIBERIAN  HUSKY

SPRINGER  SPANIE

 

 

TERRANOVA

TERRIER NERO RUSSO

TIBETAN  MASTIFF

VOLPINO ITALIANO

 XOLOITZCUINTLE

 

WEST HIGHLND WHITE    TERRIER

  YORKSHIRE TERRIER

 

Allevamenti    

 

Descrizione delle razze canine

 

     AFFENPINSCHER     

       GERMANIA                           

Nel paese di origine è pure detto ‘ Zwergaffenpinscher ’ ( ‘Zwerg’ = nano,(Affe’ = scimmia); in Francia è talora chiamato ‘diablotin moustachu’, e anche tale pittoresco nome si dimostra appropriato. Difficile è stabilire con esattezza come e quando ebbe origine il primo soggetto tipico. C’è chiafferma trattarsi di una ‘ miniaturizzazione ’ dello zwergschnauzer (piccolo terrier tedesco a pelo ruvido), e c’è chi invece pensa a una parentela con igriffoni belgi; altri ancora sostengono che fu l’affenpin­scher a dare i natali aicitati griffoni. Comunque, la più attendibile fra le ipotesi è forse la prima: lealtre due perdono gran parte del loro valore se si tien conto che laconformazione del cranio e altri caratteri dell’affenpinscher, tipici dei terrier, non si ritrovano nei griffoni. L’origine, comunque, è senz’altro tedesca. Cane graziosissimo, affettuoso oltre ogni dire, gran cacciatore di topi (ecco ilterrier!), è anche, nonostante le minime di­mensioni, un efficiente guardianodella casa.

 

 

 

       AFGHAN HOUND   Levriero ajgano

     DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

Il  levriero afgano (tazi) esiste in tre varietà nel suo paese d’origine: a) a pelo raso; b) a pelo frangiato (tipo saluki); e) a pelo lungo e folto (il vero cane afgano delle montagne). I   tipi che si trovano vicino al confine nord-orientale, cioè con l’Iran, sono alti di statura e mostrano chiaramente la loro parentela con il levriero persiano (saluki), la cui parte domina; lo stesso dicasi per il tipo del bassopiano, tuttavia più corto, quasi tarchiato, forse formato attraverso incroci con cani locali da pastore. Si dice che questa varietà di afgano si possa vedere per la festa delle capre; allora i pastori scendono dalle montagne e i cani sono ornati di fiori. L’afgano delle montagne  come asserisce la professoressa Cornelia Jutta Stelzer, provetta allevatrice di afgani e studiosa

 

 

AYDI   Cane dell’A tlas

MAROCCO

  Poco sappiamo di questa razza nazionale del Marocco, a cui vengono peraltro attribuite dai cinofili di quel paese ottime qua­lità di cane da guardia e da difesa.

 

 

 

 

 

 

         AIREDALE TERRIER

          GRAN BRETAGNA

  Fino a poco tempo addietro la cinofihia ufficiale lo poneva fra le razze da difesa. In realtà, è un ottimo ausiliare dell’uomo non solo per la difesa, ma anche per la caccia: l’airedale ha olfatto fine, e nel lavoro pesante della palude ben pochi sono i cani che lo eguagliano. Il suo pelo ruvido e il sottopelo oleoso lo rendono resistente all’acqua e al gelo e, data la sua robustezza e la sua audacia, viene usato in alcuni paesi per la caccia al cinghiale, al cervo e all’orso. I primi ad allevare questo cane furono gli operai di Leeds, cittadina situata sulle rive dell’Aire, in Inghilterra (Yorkshire), che lo adoperavano come distruttore di topi, per la caccia alla lontra, come segugio e come cane da ferma e da acqua. In quelle regioni, all’inizio del secolo scorso, erano molto usati per la caccia alle lontre gli otterhound, ottimi nuotatori, capaci di inseguire in acqua e sul terreno le lontre, ma che diventavano inutili allorché la lontra, sfuggendo loro con mille astuzie, trovava rifugio nel suo covo costruito sotto il pelo dell’acqua, lungo gli argini dei fiumi. Si pensò allora di creare un cane atto appunto alla caccia alla lontra nell’interno della sua tana. Nella zona esisteva da tempo un tipo particolare di cane, assai usato negli incroci con altre razze: era il working terrier’ o terrier da lavoro. Fu normale pensare a un incrocio fra esso e l’otterhound, per ottenere la desiderata nuova razza. E nacque in tal modo 1‘airedale.

 

            AKITA INU   Cane giapponese di grande mole

              GIAPPONE

Eccellente cane da guardia e da compagnia, questa razza è diffusa nella regione giapponese di Akita. Anticamente veniva usato nelle contrade nord-orientali del paese per la caccia alla grossa selvaggina. Poi, dall’epoca dei Tokugawa sino a quella Taishò (cioè dal 1603 al 1925), venne impiegato come cane da combattimento, data la costituzione particolarmente robusta e il temperamento caratterizzato da un coraggio che pare non conoscere limiti. Oggi la razza è protetta dallo stato giapponese, che ne proibisce l’impiego per i combattimenti e ne salvaguarda l’integrità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          ALANI TEDESCHI Deutsche Dogge

         GERMANIA

 I cani di grande mole sono quasi sempre tozzi e piuttosto massicci; non così l’alano tedesco, che pur essendo un gigante della specie canina possiede un’attraente snellezza di forme e una grandissima agilità. Anche per questo cane, allorché si discute di origini, i pareri sono sùbito discordi. Lo stesso suo nome varia da paese a paese: gli italiani e gli inglesi, ad esempio, lo hanno chiamato danese o grande danese ‘ ma non è certo originario della Danimarca. Da noi oggi è ufficialmente conosciuto come alano tedesco, in Francia come dogue allemand, in Germania come Deutsche Dogge, e questo riferimento comune a un’origine tedesca parrebbe esatto. Secondo le tesi maggiormente attendibili, l’alano venne ottenuto dai tedeschi con incroci tra mastini e levrieri. Come nel caso dei levrieri, che sarebbero stati diffusi nel Mediterraneo e quindi in Gallia da mercanti fenici, così taluni mastini provenienti dall’Assiria e dall’India sarebbero giunti in Europa sempre grazie ai Fenici. Arrivati in Francia e in Inghilterra, questi mastini si diffusero pure nel Nord della Germania, generando il Canis Jamiliaris decumanus, il quale sarebbe il progenitore dell’alano e i cui discendenti medioevali andrebbero ricercati nei saupacker tedeschi. Un’altra ipotesi sostiene l’origine asiatica dei mastini europei, giunti al seguito del popolo scita degli Alani, che li impiegava per la caccia e per la difesa. Arrivati anche in Germania, questi mastini sarebbero stati ingentiliti mediante incroci con alcuni levrieri, in modo da ottenere un cane robusto e di grande mole, ma nel contempo veloce ed elegante. Secondo altri, anche il pointer avrebbe contribuito alla formazione dell’alano moderno. Stando al Mégnin, infine, i grossi cani che giunsero con la gente alana produssero, attraverso molteplici incroci, tanto l’alano tedesco quanto il dogue de Bordeaux; e, ancora, altre razze di diverse nazionalità, tutte di grossa mole. Anche oltre i confini tedeschi l’alano è oggi uno dei cani da guardia e da difesa più apprezzati. In Inghilterra, in Francia, negli Stati Uniti, nonché in Italia, si sono costituiti allevamenti specializzati che, affiancandosi a quelli tedeschi, producono soggetti di grande pregio.

 

 

 

          ALASKAN MALAMUTE

                    STATI UNITI

Questa razza deve il suo nome a una tribù di iperborei americani che si stabilirono nell’Alaska nord-occidentale, i Mahlemutes, cacciatori e pescatori abilissimi, i quali nei loro stupendi cani da slitta possedevano degli ausiliari di grande valore. E infatti i malamute dell’Alaska sono considerati i più bei cani del Nord.   Allorché gli europei occuparono il Canada e le regioni limitrofe, si avvalsero anch’essi dei malamute, soprattutto per il trasporto della posta nelle zone più impervie. E quando divennero popolari le corse in slitta, i malamute si dimostrarono corridori eccezionali, che anor oggi detengono tutta una serie di primati, specialmente sulle lunghe distanze. Molto pulito e inodoro, affezionatissimo al padrone, come tutti i cani del Nord il malamute non abbaia.

 

 

 

 

               AMERICAN WATER SPANIEL

                 STATI UNITI

Pur non essendo una razza antica, l’american water spaniel ha origini incerte. Gli esperti ne localizzano la terra d’origine nelle regioni mediooccidentali degli Stati Uniti. Il colore e il tipo del mantello e la conformazione morfologica suggeriscono una discendenza dal water spaniel irlandese e dal curlycoated retriever. L’American Kennel Club ha riconosciuto ufficialmente la razza nel 1940, sebbene da anni l’american water spaniel fosse noto come eccellente ausiliario del cacciatore: quale cane da riporto è pressoché perfetto, soprattutto in acqua. Anche come cane da fiuto sa far valere le sue ottime doti: non punta, ma, scovata la selvaggina, si comporta come uno springer, facendola alzare. Oggi l’allevamento dell’american water spaniel è curato da una speciale associazione statunitense, il cui scopo principale sembra consistere nell’affinamento di taluni particolari morfologici, senza tuttavia alterare minimamente le straordinarie qualità psichiche della razza.

 

 

      ANGLO - FRANCAIS TRICOLORE

                   FRANCIA

Mentre per i grandi segugi anglofrancais venne utilizzato, come componente inglese, il foxhound, in quelli di media taglia si ricorse all’harrier, di minori dimensioni. Chiamati anch’essi, un tempo, ‘batards’, gli anglofrancais di media taglia sono stati successivamente classificati, secondo le loro origini, in: harrier - poitevin; harrierporcelaine; anglofrancais nati dall’incrocio dell’harrier con un segugio francese di media mole a pelo raso; e, anche, anglofrancais nati dall’incrocio dell’harrier con un segugio francese di media mole a pelo lungo. Quindi, dal 1957, sono stati genericamente raggruppati in anglofrancais tricolore, anglofrancais blanc et noir, anglofrancais blanc et orange; a tutt’oggi non esiste per questi cani uno standard.

 

 

       APPENZELLER SENNENHUND

          Bovaro dell’A ppenzell

             SVIZZERA

i cani da capanna svizzeri (che comprendono questa e le tre razze successive) hanno origini antichissime. Alcuni naturalisti sostengono trattarsi di razze di formazio­ne locale, cioè autoctona, e le fanno risalire al cane dell’epoca del bronzo e a quello del Settentrione (Canis Jamiliaris mo­stranzewi), con infusione di sangue di lupo; invece,

 lo Tschudy, il Keller e il Kraemer ravvisano l’antenato degli attuali cani da capanna nel cane tibetano. Come abbiamo detto per il san Bernardo e per il rottweiler, i Romani avrebbero portato nelle loro colonie svizzere numerose mandrie, facendosi naturalmente seguire dai propri cani da pastore. In una caratteristica lampada di terracotta dell’epoca romana scoperta a Vindonissa èraffigurato un cane da pastore del tutto simile all’attuale cane da capanna bernese. Del resto, i bovari del Bernese e dell’Appenzell assomigliano al tibetano leggero a mantello bruno nero, mentre al tibetano pesante somiglierebbe il san Bernardo. Quanto all’appenzeller sennenhund, è un bovaro di incredibile vitalità e di grande attaccamento al lavoro e al padrone. Viene usato per la conduzione di mandrie e greggi sulle montagne; di notte è sempre vigile, e anche quando non si reca ai pascoli con il bestiame non cessa di montare la guardia alla casa del padrone e alle sue proprietà. Di temperamento più chiassoso dell’affine entlebucher, necessita più di questo di aria aperta e di grandi spazi.

 

 

            AUSTRALIAN TERRIER

AUSTRALIA

Nato probabilmente in seguito a incroci fra terrier importati dall’Inghilterra, l’australian deriverebbe, a detta di taluni esperti, dallo yorkshire, dallo skye, dal norwich e dal cairn. Fu presentato la prima volta in una mostra canina tenuta a Melbourne nel 1903. Introdotto poco dopo in Gran Bretagna, veniva riconosciuto ufficialmente dal Kennel Club nel 1933. A detta degli allevatori, dovrebbe essere un ottimo cacciatore di topi. La razza non è molto popolare in Europa, forse perché non vi trova nessun impiego pratico, per cui l’australian terrier ha finito con il divenire uno dei tanti cani di lusso.

 

          BASENJI

          SUD AFRICA

Cane antichissimo, originario del Congo, è improvvisamente assurto agli onori dell’allevamento inglese nell’ultimo dopoguerra. E quanto la razza sia antica lo dimostra il fatto che in molte tombe della quarta dinastia egizia, risalenti al 3600 a.C., lo troviamo raffigurato accucciato presso la sedia del padrone. Tramontata la potenza dell’impero egizio, non si ebbero più notizie di questa razza, che fu pertanto ritenuta estinta. Ma poi, intorno al 1870, questi cani vennero ritrovati nel territorio tra il Sudan e il Congo, che solo allora gli europei cominciavano a esplorare. Gli indigeni ne avevano grande cura, e li apprezzavano moltissimo come ausiliari nella caccia. Ma ecco ciò che di questo cane scrive il cinologo Arbanassi: « ... dopo la ‘riscoperta’, ovviamente diventa oggetto di studio per gli scienziati, suscita l’immediato interesse dei cinofili, specialmente degli Inglesi residenti in Egitto e nel Sudan, pian piano viene portato in Europa e, dopo varie traversie, comincia a esservi allevato. « Non possiamo quindi assolutamente ritenere il  un basenji, cane selvaggio. Ha vissuto per millenni senza essere in contatto con altre razze canine, è vero, ma non si è mai rinselvatichito. “Nè possiamo paragonarlo al dingo, il cane dell’Australia, portato colà, sì, dagli uomini, ma per via di terra, in tempi immemorabilmente remoti, diventato poi selvaggio e rimasto tale per molte decine di migliaia d’anni. Niente di simile col basenji, saggiamente allevato prima dagli Egizi, poi dagli indigeni del Sudan e del Congo”. Noto per la caratteristica di non abbaiare mai, bensì di emettere uno strano suono tra la risata e lo ‘Jodel’ tirolese, il basenji è considerato il progenitore delle razze terrier. Attualmente vive in varie località dell’Africa centrale, suddividendosi in due tipi: quello diffuso nelle pianure, e quello che vive nelle alture ricche di foreste. La varietà attualmente allevata in Gran Bretagna sarebbe originaria del Kwango, nel Congo centroccidentale.

 

 

               BARBONE GRANDE MOLE Grand caniche

          FRANCIA

Caratteristica del barbone è quella di imitare quasi alla perfezione ciò che vede fare ad altri, specie al padrone, apprendendo con estrema facilità gli esercizi più disparati: ecco perché i famosi cani ammaestrati dei circhi furono per la massima parte dei barboni. L’acuta intelligenza che molti esperti vogliono superiore a quella di qualsiasi altro cane pose il barbone sempre fra le razze maggiormente interessanti e diffuse. Dalle qualità accennate non va poi disgiunta la sua bellezza e originalità: si tratta infatti di un cane anatomicamente ben costruito e molto grazioso, il quale, per la caratteristica toelettatura, si distingue nettamente da ogni altra razza. Sulle origini non si hanno dati  precisi. I Francesi lo vogliono assolutamente originario della loro terra; i Tedeschi affermano trattarsi di produzione autoctona nordica, precisamente teutonica, e di tale parere è anche il grande naturalista Brehm. E vi è anche chi lo fa originario del Piemonte. Sélincourt, adesempio, è di tale opinione, ch’egli avvalora con il fatto che anticamente in Italia esistevano barboni di particolare bellezza, tanto che molti erano i turisti inglesi che li acquistavano per portarli in Inghilterra.

 

          BASSET ARTESIEN NORMAND

          FRANCIA

Il primo esponente dei segugi bassetti francesi, tipici per l’evidente sproporzione tra gli arti e il tronco, che permette loro di penetrare nei cespugli e nei roveti.

 

 

 

 

           BASSOTTI TEDESCHI Teckel

           GERMANIA

  Il  bassotto tedesco è il cane da tana per antonomasia: se il rifugio sotterraneo in cui la volpe o il tasso si sono cacciati ha un’imboccatura tale da non consentire l’ingresso al bassotto, ecco che questo, con maestria e speditezza, si pone subito all’opera per allargarla. Dopodiché cerca di penetrarvi, ed ecco che si allunga tutto, si stira e si raccoglie. A questi esercizi, protrattisi per generazioni e secoli, può forse essere imputata la particolarissima struttura fisica del bassotto, mediante una leggera ma costante modificazione della conformazione generale; e la selezione operata dall’uomo ha fatto il resto. E giusto quindi parlare di anomalia nel caso del bassettismo, ma si tratta evidentemente di un’anomalia che risponde a precise esigenze di lavoro. Monumenti funerari dell’antico Egitto riproducono cani non molto diversi dall’odierno bassotto tedesco, ma ciò non è suffi ciente per farne una razza di origini egizie; del resto, nel Perù e nel Messico sono state reperite statuette raffiguranti cani ab­bastanza simili ai bassotti egiziani. Il che starebbe a dimostrare quanto più volte si è sostenuto, e cioè che il ‘bassettismo’ si sarebbe prodotto in varie regioni, e non soltanto tra i cani. Si può pertanto supporre che il dachshund si sia formato o quanto meno perfezionato  in Germania in tempi assai remoti. Da noi è considerato un cane da compagnia, intelligente e affettuosissimo; ma in Germania, e anche in Inghilterra, viene  ancor oggi utilizzato per la caccia agli animali da tana. Provvisto di finissimo olfatto, che gli dà modo di seguire la più tenue delle piste, è solito raggiungere la tana e penetrarvi coraggiosamente, attaccando senz’altro l’avversario che vi si nasconde; né, purtroppo, è raro il caso che rimanga vittima del proprio ardimento. Ma il bassotto tedesco è pure un buon segugio, capace di attaccare selvaggina di grossa taglia, che sovente riesce a trattenere sino al sopraggiungere del cacciatore: sembra difficile da credere, dato il suo aspetto e le sue dimensioni; ma, come sovente succede, le apparenze possono ingannare.

 

 

             BEAGLE

              GRAN BRETAGNA

Il  più piccolo dei segugi inglesi è il beagle, che assomiglia considerevolmente all’harrier, eccezione fatta per le gambe, più corte. E poiché l’harrier è un piccolo foxhound, diremo che il beagle è il foxhound in miniatura, particolarmente adatto per la caccia alla lepre e al coniglio selvatico, che difficilmente sfuggono alla sua cerca complessa e inimitabile. La sua voce, armoniosa, è quanto mai caratteristica; la muta, abbaiando, dà la sensazione di un coro: è per questo che in Inghilterra viene chiamato anche singing beagle’. Il  beagle si fa apprezzare dagli esperti per la piccola taglia, il forte temperamento, e l’eccezionale velocità. Esistono, è vero, altri valenti cani da seguito di piccola taglia: per esempio, i ben noti basset francesi; ma beagle e basset si differenziano moltissimo, essendo i prodotti di due concezioni ben diverse. Nel basset, infatti, si sono diminuite taglia e velocità semplice­mente accorciando gli arti, e ne è risultato un cane che fa la gioia di quanti desiderano un’andatura posata, lenta e rumoro sa; il beagle, invece, è stato ridotto nel suo assieme, e non solamente nella lunghezza degli arti: si è così ottenuto un ~nano~ mirabilmente proporzionato, equilibrato, armonioso e velocissimo. Secondo gli esperti, il beagle sarebbe una razza molto antica, risalente al III secolo. Gli Inglesi se ne servivano per la caccia alla lepre, ma poiché amavano una forte andatura (per loro questa caccia è soprattutto un occasione per fare dell’ippica), non mancarono d’incrociarlo con l’harrier, e anzi finirono col sostituirlo senz’altro con quella razza. Se il beagle è sopravvissuto, lo si deve soltanto alla perseveranza di qualche alle­vatore. La regina Elisabetta I possedeva una muta assai numerosa di questi piccoli segugi, che prediligeva. Ella stessa ne fece selezio­nare una speciale varietà, che prese il nome di beagle Elisabeth’: di minuscole proporzioni, era anche chiamata ‘pocket beagle’ (beagle tascabile) e ‘giove beagie’ (beagie guanto), dato che come un guanto si poteva mettere in tasca.

 
 

              BEDLINGTON TERRIER

                GRAN BRETAGNA

Taluni autori hanno creduto di ravvisare nel bedtington il prodotto di incroci fra il dandie dinmont, l’otterhound e il whippet; altri invece sostengono che sia il derivato originale del cane da conigli diffuso in Inghilterra e Scozia nel XVIII secolo. Due sono le caratteristiche che ci fanno propendere per la prima ipotesi: innanzi tutto, la costruzione del piede del bedlington, che è del tipo ‘piede di lepre’, in netto contrasto col piede comune a tutte le razze terrier; in secondo luogo, la costruzione dell’intero arto posteriore, proprio del cane da corsa per angolatura e tipo di muscolatura, nonché per quel che concerne la coniormazione generale. Certo, il bedlington costituisce una piccola meraviglia, poiché assomma almeno tre dei quattro tipi fondamentali della tipologia morfologica del Mégnin: graioide, come abbiamo visto, negli arti e nel tipo levrettato; braccoide nelle orecchie triangolari portate pendenti ai lati del cranio; lupoide nella costruzione tipica e nell’accentuazione dolicocefala. Le prime notizie del bedlington si hanno nel 1882. Fino al 1825, la razza era conosciuta col nome di rotbury terrier, talvolta anche col nome di fox terrier delle contee del Nord. Fu un muratore di Bedlington, tale Josef Ainsley, a dare il nome della sua cittadina alla razza, poi riconosciuta con quel nome dal Kennel Club.

 

 

           BERNER SENNENHUND   Bovaro del Bernese

SVIZZERA

Chiamati anche vaccari, o cani da stalla di mucche, i sennenhund rendono preziosi servigi in tutta la Svizzera. Il loro compito si differenzia da quello dei cani da pastore in genere: difatti, il bovaro, e non solo quello svizzero, è prima di tutto il guardiano incorruttibile e validissimo delle stalle. Al pascolo sorveglia le mandrie ed è un vero cerbero, che incute timore e impone obbedienza agli animali allorché si sbandano o vogliono passare in pascoli di altrui proprietà. Il compito non è davvero facile, né appare alla portata del comune cane da pastore, anche se bravissimo, abituato com’è alla timida remissività delle pecore. Il bovaro sa farsi obbedire con mezzi radicali: morde al muffolo, agli orecchi, agli arti posteriori e specialmente alla corda del garretto, saltando sino alle parti a cui non arriva, con un’agilità tale che mai manca di sorprendere. Il bovaro del Bernese è diffuso nelle zone collinose. Di tem peramento vigile ed energico, ma non mordace, ha uno spiccato istinto per la guardia dei beni, e sa distinguere alla perfezione gli oggetti e gli utensili del padrone da quelli dei vicini. Diversamente dalle razze affini, e in particolare dall’appenzeller e dall’entlebucher, necessita, per poter svolgere bene il suo lavoro, di essere addestrato con metodicità. E molto robusto, insensibile o quasi al freddo. Si fa notare per la sua fedeltà: il suo affetto è sempre rivolto a un’unica persona, cioè al padrone, mentre con gli estranei si mantiene perennemente scorbutico e diffidente. Tra le razze svizzere dei bovari è quella che più ha avuto successo all’estero. In America, per esempio, è assai ricercato, però soltanto come cane di lusso e da esposizione.

 

         BICHON À POIL FRISE'

             FRANCIA                      

Si tratta di una razza ottenuta dal maltese nel XV secolo. Il nome di bichon pare derivi da ‘barbichon’, probabilmente a causa del pelo ricciuto, proprio di questo cane assai grazioso.

 

 

 

          BlCHON AVANESE

                     DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

Questo piccolo cane non è molto diffuso, e sulle origini poco si sa. Sembra che molti anni fa alcuni contadini emiliani portassero in Argentina dei cani bolognesi che, incrociati con un piccolo barbone, formarono un nuovo tipo di bichon: pervenuto a Cuba, questo assunse il nome di avanese. I soggetti europei sarebbero pertanto prodotti di reimportazione. L’ipotesi affacciata dal Dechambre è diversa: l’avanese proverrebbe dal maltese portato alle Antille dagli Spagnoli. Viene chiamato, in alcuni paesi, ‘cane di seta dell’Avana’.

 

 

                 BILLY

  FRANCIA

  E detto anche cane di Montaimboeuf, céris, race de Billy; sulla sua origine non sappiamo molto più di quanto scrisse Hublot du Rivault, che ne fu il creatore: « ... fu ottenuto da tre razze abbastanza differenti ma in qualche modo imparentate: 1)   i céris, graziosi cani di piccola statura, bianchi macchiati di arancio vivo, di taglia dai 57 ai 60 cm; elegantissimi e distinti, cacciavano soprattutto la lepre e il lupo; 2) i montaimboeuf, grandi e bei soggetti, assai carenati, con molto osso e molto muscolo, livrea bianca e arancio pallido a grandi macchie, e col mantello dello stesso colore: avevano invero una nobile prestanza; velocissimi, sbrigativi, grandi cacciatori e notevoli per la dote del ‘cambio’, non volevano inseguire se non gli animali che dovevano attaccare; 3) i meravigliosi cani dell’alto Poitou, i Iarrye, creati verso il 1808 da Emile de Mauvisse conte di Villars; di tutte le razze francesi è stata questa la più stupefacente. Ecco dunque le tre correnti di sangue che, riunite e fuse in una sola mediante ripetuti e laboriosi incroci, mi hanno permesso di costituire la razza dei billy”. Ancor oggi il billy è un segugio di qualità eccezionali, di olfatto finissimo, lavoratore deciso; astuto e destro in macchia, avvicina bene il selvatico. Possiede voce lunga, leggera e bene intonata. Alquanto sensibile ai freddi intensi, quando non caccia è piuttosto litigioso con i suoi simili,

 

         BLACK  AND  TAN COONHOUND

STATI UNITI

Discendente dall’antico talbot, e quindi dal bloodhound e dal foxhound, la razza black and tan coonhound (o segugio da procione nero focato) è stata selezionata e poi fissata negli Stati Uniti da cacciatori che ambivano disporre di un segugio particolarmente adatto alla caccia di procioni e opossum. Non ancora riconosciuto dalla F.C.I., lo standard della razza è stato omologato nel 1945 dall’American Kennel Club.

 

 

                 BOBTAIL

   Old English sheepdog GRAN BRETAGNA

Il bobtail deve il suo nome alla coda corta, tipica della razza. In Italia, come in taluni altri paesi non di lingua inglese, viene chiamato cane da pastore inglese antico. E che la razza sia antica è un fatto assodato, sebbene oggi, come cane da pastore, sia più diffuso nel Nuovo Continente che non in quello Vecchio, dove sovente (e anche in Italia) trova maggior popolarità come cane di lusso e di compagnia. L’assenza pressoché totale della coda, la particolarissima voce, l’incedere un poco dondolante da orso, la grande affettuosità e l’intelligenza spiegano l’ammirazione che sa riscuotere anche negli ambienti eleganti. E comunque come esperto collaboratore dei pastori che questa vecchia razza inglese ha per secoli riscosso stima e fiducia. Non è agevole fissare le origini di questo simpaticissimo cane. Presenta diverse analogie col russo owtchar, di cui non si hanno notizie certe, ma del quale diversi esemplari giunsero in Inghilterra su bastimenti provenienti dal Baltico. E assomiglia moltissimo anche al francese briard, e quindi al nostro bergamasco. In Inghilterra c’è chi riconosce tra gli antenati del bobtail addirittura il barbone e il deerhound. La razza ottenne la fissità degli attuali caratteri circa un secolo fa, diffondendosi successivamente nel Sud dell’Inghilterra, e a Settentrione cioè in Scozia , originando si presume il bearded collie. Diversamente da quanto succede per la razza scozzese, una antica tradizione voleva che al bobtail venga amputata la coda: si dice che all’origine di questa consuetudine fosse la necessità di distinguere i cani da lavoro, esenti da tasse, da quelli di lusso, per i quali le tasse dovevano invece essere versate. Oggi non sono pochi i bobtail che nascono già con la coda corta, segno che le mutilazioni, protrattesi per generazioni, hanno ormai inciso sui caratteri ereditari della razza.

 

           BOLOGNESE

              ITALIA

Parente prossimo del maltese, è probabile che discenda da esso. Altri pareri non si hanno in proposito, poiché la letteratura italiana e ancor più quella straniera sono scarse di notizie attorno a questo grazioso cane di lusso. E comunque fuor di dubbio che la sua terra di origine sia l’Italia, e precisamente la città di Bologna, che gli ha dato il nome. Si tratta in ogni caso di origini lontane: già nell’XI e nel XII secolo era ritenuto assai prezioso per la sua grazia e la sua bellezza. Nel 1668, Cosimo de’ Medici inviò nel Belgio otto piccoli cani bolognesi e incaricò il colonnello Alamanni di offrirli a suo nome a qualche notabile di Bruxelles. Il che, ancora una volta, viene a confermare quanto valore ebbe il bolognese, che nei tempi passati costituiva un regalo raffinato, ricercato, e molto in voga nell’ambiente diplomatico. Quadri celebri ritraggono cani dalle sembianze ben simili al bolognese attuale, con la differenza che il colore era un tempo quasi sempre bianco e nero, mentre oggi è prescritto rigorosamente il mantello bianco

 

 

         BORZOI

                 LEVRIERO RUSSO

    DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

Il  borzoi ha, come tutti i levrieri, origini antichissime. Un tempo veniva impiegato, in Russia, esclusivamente per la difesa contro i lupi che ne infestavano le più desolate regioni; in seguito, per iniziativa di grandi signori e di regnanti, la caccia al lupo assunse il ruolo di divertimento emozionante e di grandiose proporzioni. i Il borzoi pervenne nei vari paesi dell’Europa occidentale _piuttosto tardi e il suo allevamento cominciò ad espandersi soltanto dopo il 1860. La regina Vittoria venne in possesso di o dei primi esemplari, che suscitò molto interesse. Allevamentì importanti si ebbero poi in Francia, in Olanda, nel Belgio, in Germania, ecc. In Inghilterra la produzione fu subito rilevante, ma, soprattutto per le difficoltà di importazione, si giunse. in modo graduale alla creazione di un tipo locale, molto àffinato e che, seppure interessante, si staccò notevolmente dal classico levriero russo originario.

 

 

          BOULEDOGUE FRANCESE

FRANCIA

 

Le origini del bouledogue rimangono incerte. Secondo il cinologo N. M. Martin si tratterebbe di una razza francese, otte­nuta attraverso incroci, impiegando cani di una varietà poco nota ma diffusa in taluni sobborghi di Parigi, e riproduttori importati dal Belgio. Attraverso l’accurata selezione si sarebbero potuti ottenere, col tempo, soggetti tali da consentire di fissare la razza Il bouledogue altro non sarebbe dunque che un’antica razza che trova in Francia la sua origine, benché solo da un centinaio d’anni esista nelle sue fonne attuali. Durante lo scorso secolo non v’era facchino, cocchiere o macellaio dei bassi quartieri parigini che non possedesse un suo dogue’. Nelle ‘places du combat’ il passatempo favorito di quella gente consisteva nel ar combatLerc I propri cani, l’uno contro l’altro, in sanguinosi tornei. Secondo vari autori inglesi, invece, il bouledogue discenderebbe dal bulldog, la tipica razza britannica. Tale ipotesi, che spiegherebbe anche il perché del termine ‘bouledogue’, cne altro non è che la francesizzazione del nome ‘bulldog’ viene così concepita: nell’allevamento dei bulldog praticato oltre Manica, capitavano molto spesso dei prodotti del tutto ‘nel tipo ma di dimensioni molto ridotte e di peso assai leggero (9-11 chilogrammi) chiamati ‘miniatura’ e che costituirono in seguito varietà separata. Questi piccoli bull venivano esportati soprattutto in Normandia. E qui, per scopi utilitari, sarebbe iniziato un particolare allevamento tendente ad ottenere una razza che, pur conservando molte caratteristiche del bulldog, sarebbe dovuta entrare in possesso delle speciali qualità che distinguono i ratiers’ (cari da topi), e ciò grazie all’immissione di sangue terrier. li Tron che fu un grande allevatore di bulldog inglesi e anche uno studioso di notevole valore in fatto dl bouledogue dissente dai Francesi e abbraccia la teoria inglese: sostiene, cioè, che il piccolo dogue non è autoctono della Francia, ma una derivazione del bulldog miniatura’, con l’apporto di varie razze le quali avrebbero consentito le sostanziali modifiche fisiche e anche psichiche che differenziano notevolmente i due tipi.

 

 

          BOSTON TERRIER

    DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

E quasi certo che alla sua formazione abbiano contribuito tre razze europee: il bulldog, il bull terrier e probabilmente anche il boxer.

 

 

   BOXER

GERMANiA

Non si tratta di una razza antica: se l’allevamento vero e proprio data dalla fine del secolo scorso, la sua apparizione risale alla metà dello stesso secolo, epoca in cui un gruppo di cinofili bavaresi cercò di ottenere dall’incrocio tra un tipo di cani noti col nome di bullenbeisser e il bulldog inglese, e da appropriata selezione, una nuova razza dalle caratteristiche anatomiche eleganti ed omogenee, non disgiunte da coraggio, equilibrio, intelligenza e potenza. E in un tempo piuttosto breve si ebbero esiti molto soddisfacenti. L’antenato, il bullenbeisser (morditore di tori), era un cane battagliero e aggressivo, diffusamente impiegato in Germania e in Olanda per la caccia al cinghiale, al cervo e persino all’orso; in un secondo tempo venne adibito alla guardia delle greggi e più ancora come bovaro. Traeva a sua volta le origini da quei cani medioevali tedeschi detti saupacker (acchiappa scrofe) o cani da presa per orsi e tori, discendenti da mastini pervenuti in Germania attraverso l’Inghilterra, e la cui forma fossile si ravviserebbe nel Canis jamiliaris decu­manus. Gli esordi del boxer come cane da esposizione avvennero nella città bavarese di Monaco. Dall’Inghilterra la gran moda di allevare cani si era estesa nel Continente, e gli astuti Bavaresi  come scrive Rowland Johns in Our Friend the Boxer pensarono di poter conseguire un buon successo con il loro cane se fossero riusciti a migliorarlo mediante un incrocio. Sa­pevano tutto del bulldog inglese, anche che era stato esonerato nel 1835 in Gran Bretagna dal compito di combattere orsi e tori, e decisero di introdurfe alcune delle sue caratteristiche nel cane che stavano selezionando (il bulldog era allora assai assomigliante al moderno terrier inglese, però molto più pesante). Il   primo concreto segno di un effettivo progresso fu otte­nuto nel 1890, quando un boxer di Monaco venne accoppiato a un bulldog a strisce bianche. Da quell’incrocio derivarono esemplari dal mento fortemente sviluppato, dall’orecchio posto in alto e dall’ossatura più forte. Seguì poi l’accoppiamento fra cani non consanguinei per eliminare l’eccesso di colore bianco e ottenere le tonalità desiderate (cioè tigrato e fulvo), per cercare di ridurre la pesantezza e per ottenere una sagoma agile. Va notato che il bullenbeisser era già un cane di colore fulvo o tigrato, ma poco elegante, di costruzione robustissima e massiccia, con grande testa e dentatura invero notevole. Scrive Rowland Johns:  nel 1894 il prodotto migliorato trovò sostenitori convinti in Roberth, Kònig e Hopner, i cui sforzi per rendere popolare la razza non ebbero successo immediato, poiché all’esposizione dei san Bernardo, tenuta a Monaco nel 1895, vi fu una sola iscrizione nella categoria, quella di un cane di nome Flocki, figlio di Tom e di Alt Scheckin. Fu un esordio modesto, ma ben presto la razza conquistò, proprio per merito di Flocki, il favore degli esperti, tanto che nel 1896 venne fondato il primo Boxer Club. Tre mesi dopo si tenne un’esposizione riservata soltanto ai boxer, con Kònig in veste di giudice, e si fece rilevare la necessità di eliminare tutte quelle caratteristiche del bulldog che avrebbero potuto svalorizzare il boxer ideale, ben chiaro nella mente di quei pionieri: essi volevano eliminare il bianco e stabilizzare il fulvo e il tigrato, pur non facendo obiezioni al torace e alle zampe bianchi. Conservarono anche alcune caratteristiche del bulldog, come la mandibola prognata, il salto frontonasale detto stop, e l’incavo basso nel muso solitamente piatto: caratteristiche che sono state tramandate fino ad oggi tali e quali in tutti i buoni esemplari”. Il primo soggetto venne dunque presentato alla mostra canina di Monaco di Baviera nel 1895. Suscitò molta curiosità e anche molta considerazione. L’allevamento si sviluppò, raggiungendo elevate cifre di produzione.

 

 

             BRACCO D’ARIEGE

Braque d’A riège

FRANCIA

Proveniente quasi sicuramente dall’Ariege, nel Sud della Francia, ricorda da vicino i famosi ‘cani bianchi del re. Il  tipo primitivo è stato modificato, da una settantina d’anni in qua, mediante l’incrocio con il bracco di san Germano.

 

 

           BRACCO BLU D’ALVERNIA

               Braque d’A uvergne

                          FRANCIA

Secondo taluni cinofili, sembra che si tratti di razza autoctona, o comunque ottenuta, mediante tutta una serie di opportuni incroci, dal bracco francese di vecchio tipo. Secondo altri, invece, si tratterebbe piuttosto di una razza importata: la loro opinione & che questo bracco sia stato introdotto in Alvernia da alcuni cavalieri di Malta al loro ritorno in patria nel 1798, anno in cui Napoleone, dopo aver occupato l’isola, decretò lo scioglimento dell’Ordine.

 

 

         BRACCO DEL BORBONESE

            Braque di-i Bourbonnais

                          FRANCIA

 Il  bracco del Borbonese nasce quasi sempre codimozzo; einfatti chiamato anche, a causa di questa sua singolare particolarità, ‘braque courte queue.

 

 

           BRACCO DUPUY

                     Braque dupuy

                         FRANCIA

Sembra che, agli inizi del XIX secolo, un cacciatore del Poitou, Pierre Dupuy, possedesse una magnifica bracca a nome Leda, di colore bianco e marrone; in seguito nasce la razza, sarebbe nato il primo dupuy. Taluni opinano, invece, che il bracco dupuy sia il risultato di un incrocio tra una bellissima bracca del Poitou e un levriero. Molti esperti non sono tuttavia d’accordo con questa teoria: perché, infatti, si sarebbe ricorsi a un levriero, il cui sangue avrebbe potuto influire negativamente sul finissimo olfatto? Paul Megnin afferma peraltro che la razza è una delle più antiche forme di bracchi francesi, di cui solo qualche esemplare si salvò durante la Rivoluzione per merito di un guardacaccia dell’abbazia di Argensols, di nome appunto Dupuy.

 

 

         BRACCO FRANCESE

                   Braque Iran gais

FRANCIA

  Tutte le diverse razze dei bracchi francesi provengono da un medesimo ceppo: dal vecchio bracco detto, appunto, francese. I cinofihi d’Oltralpe sono per la massima parte concordi nell’affermare che l’antico cane da ferma, che ha dato vita ai bracchi di St.-Germain, d’Ariege, del Borbonese, dupuy e d’Alvernia, sia autoctono del Sud-Ovest della Francia. Per asserzione di emeriti naturalisti, il centro di formazione dei cani da ferma a pelo corto (bracchi) sarebbe stata la penisola italiana, dove il cane da corsa (segugio) avrebbe avuto modo di incon­trarsi con il molosso. Dall’Italia, il cane da ferma a pelo raso si propagò in molti paesi, e tra questi anche in Francia. Mentre vi è chi sostiene che il vecchio bracco francese provenga dal bracco spagnolo (il che non cambierebbe nulla circa l’origine primitiva dei bracchi), non, manca chi asserisce che gli Spagnoli presero i loro cani in Francia, pur essendo assai più probabile che in Spagna siano pervenuti direttamente dall’Italia. L’Inghilterra s’interessò assai presto dell’antico cane francese, e proprio da quest’ultimo ebbe origine la moderna forma del pointer inglese, forma probabilmente plasmata in Francia e perfezionata in Inghilterra. L’antico bracco francese, peraltro, incrociato con il bracco da quaglie, avrebbe originato anche la vecchia forma del setter.

 

 

            BRACCO ITALIANO

ITALIA

Del cane da ferma genericamente inteso troviamo menzione in documenti antichissimi, e questo ci dice come le sue origini siano assai remote. Le raffigurazioni egizie lo mostrano come un cane piuttosto snello, un poco simile al levriero, con orecchi pendenti e la coda portata nel caratteristico modo degli attuali cani da ferma; assai probabilmente, questa antica tipologia del cane da ferma sarebbe derivata dall’incrocio tra il cane da corsa (segugio) e il mastino assiro. Il cane da ferma dovette svilupparsi specialmente in Italia, dove si incontrano frequentemente, nell’antichità, sia il cane da corsa sia il molosso. Infatti, non è ben chiaro se il cane da ferma egiziano sia stato trasportato in Europa, dove poi si sarebbe diffuso; più pro­babilmente, si formò in Europa sempre mediante incroci tra segugi e molossi provenienti dal mastino asiatico. L’ipotesi della formazione europea dei nostri cani da ferma è certamente la più attendibile. E poi parere di molti cinofoli che quello italiano sia tra i cani da ferma più antichi, se non addirittura  com’è proba­bile  il progenitore di tutti quelli di origine europea. Attualmente, i bracchi italiani vengono suddivisi, dagli enti cinofili, in due distinte varietà: la bianco arancio e la roano marrone. Delle due, la più antica risulterebbe la bianco arancio, ma ciò non toglie che anche il bracco italiano color roano marrone sia soggetto di grande classe, e che nulla ha da invidiare al bianco arancio. Tanto più che anche i dati somatici sono identici. Taluni propendono a credere che il bracco bianco arancio sia originario del Piemonte, e il roano della Lombardia: ambedue, tuttavia, proverrebbero dallo stesso ceppo; altri invece opinano che il roano sia frutto di incroci tra il nostro bracco bianco arancio, importato in Germania e in Austria, e il segugio di sant’Uberto nero focato.

 

 

 BULLDOG

                      GRAN BRETAGNA

Adattato alla lotta dall’uomo, il bulldog può definirsi bellissimo nella sua bruttezza; è infatti il risultato di lunghi processi selettivi, i quali permisero di ottenere una razza che ha per principali caratteristiche delle spiccate anomalie. Ma per quanto abbia un aspetto burbero e per nulla docile, il bulldog è un cane fra i più tranquilli e pacifici: fedelissimo, pulito, intelligente, molto robusto, sfoggia le sue doti di combattente solo se palesemente aggredito. Il termine ‘bulldog’ è una parola inglese composta delle due ~toro’ e ‘cane, e deriverebbe dal fatto che, intorno alla metà del XVIII secolo, questo cane veniva fatto combattere nelle arene contro i tori. Quanto alle origini della razza, esse risalirebbero all’antico mastino di sangue asiatico che, stabilitosi in Inghilterra, divenne quel pugnax Britanniae che i Romani si portarono in patria per i combattimenti contro i loro pugnaces, cioè i molossi di allevamento greco. A parte queste sue remote origini, il bulldog quale noi lo conosciamo è di formazione indiscutibilmente inglese. I numerosi documenti rinvenuti in Gran Bretagna testimoniano dell’antica presenza, in quelle contrade, di un cane assai simile all’odierno bulldog, il cui compito principale era di dar spettacolo combattendo. Scrive il Trona proposito di questi crudeli duelli: ... ogni città, ogni villaggio aveva il proprio ‘ring’ (ci riferiamo a un periodo che va dal XIII al XVIII secolo); gli spettacoli erano frequenti, ordinati da programmi pubblicati in anticipo. I cani destinati alla lotta contro i tori venivano accuratamente selezionati; non che si cercasse bellezza e simmetria di forme, bensì il coraggio senza limiti, l’istinto all’attacco e l’estre ma ferocia. Attraversò l’accurata selezione si ottenne un cane talmente sanguinano da non sentirsi frenato dal dolore”. Fu verso la fine del secolo scorso che sorse un movimento di rivolta contro questo genere di combattimenti, e si riuscì a far passare al parlamento inglese una legge che li vietava. Da allora la razza conobbe momenti di oscurità, ma la sua caratteristica bellezza finì col riaffermarsi; i selezionatori die­dero impulso alle qualità intellettive, eliminando la ferocia e accentuando le doti di fedeltà. E oggi il bulldog è tra i cani più affettuosi, amante soprattutto dei bambini.

 

 

BULLMASTIFF

                        GRAN BRETAGNA

Al fine di ottenere quanto più si possa desiderare da un cane da guardia, gli allevatori britannici a un certo punto decisero di aggiungere alle doti, del resto eccellenti, del mastino inglese, le peculiarità di altre razze di grande mole. Gli esperimenti furono molteplici: incroci bulldog mastino alano, bulldog mastino wolfhound, bulldog mastino alano wolf hound; i risultati, però, non soddisfecero, sinche 8. 8. Moseley   considerato il vero creatore del bullmastiff  non ottenne la fissazione dei caratteri della nuova razza ricorrendo soltanto al bulldog e al mastino inglese. Riconosciuto ufficialmente nel 1924, oggi il bullmastiff, amico fedele e sicuro, docilissimo con i bambini, è guardiano ovunque apprezzato.

 

 

 

BULL TERRIER

                     GRAN BRETAGNA

In passato gli Inglesi furono degli entusiasti spettatori delle lotte tra cani e tori, e anzi crearono il bulldog proprio per questo scopo. Si accorsero però che esso, bravissimo nel corpo a corpo, mancava di agilità, e pensarono allora di creare una nuova razza che, conservando la potenza e la ferocia del bulldog, avesse doti di snellezza e rapidità. Al bulldog accoppiarono l’antico terrier inglese bianco, allora assai diffuso nell’isola. I primi bull terrier riuscirono massicci, e abbastanza diseguali tra di loro; ma ciò non importava agli allevatori, che volevano soprattutto cani capaci di dar vita a combattimenti il più possibile cruenti. E quando le leggi proibirono le lotte tra cani e tori, ecco che si pensò di far combattere cani contro cani, e finché anche questa discutibile forma di divertimento non cessò, fu il bull terrier a esserne protagonista. Secondo il capitano Browìiqgrande studioso di questa razza, i caratteri del bull terrier vennero fissati circa un secolo addietro; e il passaggio dal bull terrier d’allora a quello odierno non fu graduale, com’è normale, ma repentino: fenomeno, questo, che non trova riscontro in nessun’altra razza canina. L’improvviso mutamento nelle caratteristiche del bull terrier va attribuito a un noto allevatore, James Hinks, il quale aveva ingentilito il vecchio tipo incrociandolo con dalmati e terrier inglesi bianchi; in seguito a un combattimento tra cani rimasto celebre, poté provare come il suo più ‘raffinato’ campione fosse anche imbattibile come lottatore. Il successo e la diffusione del bull terrier di tipo Hinks furono immediati e totali. adibita alla caccia ai topi; poi gli allevatori la ingentilirono Scomparsa l’usanza dei combattimenti, la razza venne  ulteriormente, modificandone soprattutto il carattere istintivamente bellicoso. Alla fine del XIX secolo il bull terrier era già un bravo guiardiano, fedele, educato, tanto che l’appellativo di ‘gladiatore’ fu sostituito da quello di ‘cane gentiluomo’.

 

 

           CANE DI SAN BERNARDO

St. Bertzhardshund

SVIZZERA

Colosso della specie canina, simbolo leggendario di forza e di abnegazione, il cane di san Bernardo raccoglie l’ammirazione incondizionata dell’uomo, che ne apprezza le straordinarie qualità estetiche, l’affettuosità, la fedeltà, l’intelligenza. La storia di questo celebre cane è legata a quella dell’Ospizio del San Bernardo, fondato poco prima dell’anno Mille dal giovane gentiluomo Bernardo di Mentone, allo scopo di accogliere i viandanti e i malcapitati sorpresi dalla tormenta e sepolti dalla neve. Alla morte di Bernardo, varie generazioni di monaci ne seguirono l’esempio; ma fu solo verso la metà del XVII secolo che i cenobiti del San Bernardo decisero di ricorrere, nella loro opera di soccorso, a cani capaci di affrontare le nevi e i disagi delle alte Alpi. Stando ad alcuni autori, i monaci avrebbero essi stessi creato la razza, che prese poi il nome dall’Ospizio, incrociando cani da montagna dei Pirenei con alani tedeschi; ma questa ipotesi non appare avvalorata dalle notizie che si è riusciti a raccogliere. Infatti, tutto lascia supporre che il san Bernardo risalga invece al mastino del Tibet, sulla diffusione del quale scrive il Keller: “Dall’altipiano del Tibet, l’animale addomesticato si diffuse nel Nepal, nell’India e contemporaneamente in Cina. La cultura assiro babilonese lo conobbe per tempo. Sembra che l’Egitto dei faraoni non lo conoscesse, mentre è presente all’epoca di Alessandro; ed è proprio dopo l’esodo di Alessandro dall’India che fa il suo ingresso in Grecia come dono del re Poro. Inizia così sul suolo greco l’allevamento del molosso, che più tardi continua fra i popoli di Roma. Colonizzatori romani trasportano il molosso in Svizzera, attraverso le Alpi, e così pure verso altre località dell’Europa centrale e occidentale”. E che i Romani, fondatori in Svizzera di importanti colonie, si siano portati ap­presso i loro molossi, lo dicono numerosi reperti dell’epoca. Il grande cane romano costituì dunque il materiale di ori­gine di un molosso svizzero: con il trascorrere del tempo, gli esemplari allevati sulle Alpi subirono mutamenti graduali, sinchè non si giunse a una varietà a sé stante. Verso il 1820 la razza rasentò l’estinzione, né la sua ricostituzione si presentò facile. Un po’ per questo, e un po’ perché i monaci si preoccuparono più della robustezza dei soggetti che delle qualità estetiche, non tutti i cani dell’Ospizio riuscirono diremmo oggi  ‘da esposizione. Furono gli amatori che mantennero pura la razza e curarono l’allevamento esclusivamente dal punto di vista dei valori estetici, e i loro sforzi al riguardo furono coronati dal miglior successo. Da moltissimo tempo si hanno due tipi di san Bernardo: il    soggetto a pelo lungo e quello a pelo corto. I monaci dell’Ospizio curano maggiormente la produzione dei soggetti a pelo corto, e con buon motivo: il pelo lungo offre migliore presa alla neve, che, posandovisi, si trasforma in durissimi e pesanti ghiaccioli, tali  a volte  da rendere impossibili i movimenti alla povera bestia: è successo che qualche esemplare sia deceduto imprigionato nella morsa di ghiaccio. Ovviamente, i moderni mezzi di comunicazione e le odierne reti stradali permettono ai viaggiatori di superare i passi alpini con tutta comodità, e quindi l’originaria funzione del san Bernardo è venuta meno. Ciò nonostante, questo cane ha ancora modo di dimostrarsi utile all’uomo: infatti, i monaci dell’antico Ospizio lo impiegano come cane da valanga, e di nuovo il san Bernardo ha modo di far perdurare la sua leggenda

 

 

             CESKY TERRIER

                    terrier boemo

              CECOSLOVACCHIA

Gli allevatori cechi, allorché presero a incrociare varie razze terrier, intendevano ottenere un cane a gambe corte, molto agile e robusto, coraggioso, caparbio e al tempo stesso facile da addestrare. Il primo allevatore che riuscì nell’intento di fissare definitivamente questi caratteri in una nuova razza fu Franta Horak, di Klanovice. Sebbene gli allevatori cecoslovacchi lo abbiano provvisoriamente classificato tra i cani per la caccia in tana ai nocivi, gli intenditori lo considerano un ottimo cacciatore di topi, e quindi utile in casa, considerata anche la facilità con cui si adegua alla convivenza con altri animali domestici. In città ha in breve assunto il ruolo di cane da compagnia, sia per il piacevole aspetto sia per l’ottimo temperamento. E anche un bravissimo guardiano, fedele, particolarmente vigile con i bambini. Riconosciuta dalla F.C.I. nel 1963, la razza sta diffondendosi con notevole rapidità in numerosi paesi dell’Europa orientale e settentrionale.

 

 

CAIRN TERRIER

                               GRAN BRETAGNA

Parrebbe assodato che il cairn costituisca la razza scozzese più antica, e forse la progenitrice stessa di tutte le altre, benché sia entrata a far parte della cinofilia ufficiale solo neI 1909. E comunque certo che esisteva già all’epoca di Maria Stuarda di Scozia e di suo figlio Giacomo VI. I cairn apparivano allora non più alti di venticinque centimetri: neri o color sabbia, erano scartati ove apparisse anche solo una macchia bianca, considerata sicuro segno di incrocio. Compito del cairn era di uccidere, nella tana, volpi e vari altri animali nocivi che trovavano rifugio nelle fenditure rocciose proprie della zona e che, in lingua celtica, erano dette cairn. Qualche modifica venne in seguito apportata al tipo originario del cairn terrier con l’intento di migliorarne l’estetica e goduto, ed ha tuttora, grande popolarità, tanto da essere,, tra quelle terrier, la più numerosa per quanto riguarda 1 iscrizione al Libro delle Origini inglese. E diffusissima anche negli Stati Uniti e in Canada. Cane da casa allegro, vivace, poco ingombrante, pur assolvendo ottimamente compiti di compagnia, rimane cacciatore da tana per eccellenza, grazie alle doti naturali mai sopite.

 

 

            CANE DEI PIRENEI

                   Chieti des Pyrénées

                                 FRANCIA

  Va considerato un parente stretto dell’ungherese kuvasz e del maremmano abruzzese. Come indica il suo nome, si tratta di un cane diffuso nelle zone pirenaiche, specie in quella di Andorra, dove ancor oggi svolge le sue mansioni di fedelissimo custode delle greggi, che difende soprattutto dall’orso, assai pericoloso in quelle regioni. I pastori, che lo sanno cane da guida e conduttore di notevole perizia, lo impiegano sovente quando debbono fare attraversare alle pecore i passi nevosi di maggior difficoltà. Del resto, se bene addestrato, può essere un valentissimo cane da soccorso, apprezzato quanto il san Bernardo. Lo si è vantaggiosamente

 

 

                 CARLINO

         DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

  Fra le non poche razze che godettero di grande considerazione e che oggi la moda ha messo in disparte, ma non del tutto dimenticato, vi è il carlino, che anche in Italia in passato fu assai diffuso. Secondo il Buffon, il carlino - che egli chiama anche ‘doghino’ - deriverebbe dall’alano e dal piccolo danese. Il Cornevin lo definisce una miniatura del dogue de Bordeaux. Il Reul opina trattarsi di un mastino ridotto alle minime proporzioni e modificato in certe caratteristiche, ed è forse questa l’ipotesi più attendibile. Pare infatti che le origini siano le stesse del mastino, ambedue provenienti, nonostante la differenza enorme di dimensioni, dal medesimo antichissimo ceppo asiatico. Accanto alle grosse forme vi sarebbero state, nell’antichità, delle forme nane, tali conservatesi: una di queste dovrebbe appunto essere il carlino, il quale possiede le caratteristiche del mastino, ma con segni di nanismo molto accentuati. Il nome di carlino venne usato per la prima volta in Francia. Per il buffo aspetto, curioso e arcigno a un tempo, dato dalle pieghe e dalla particolare pigmentazione della faccia, gli si attribuì, nel Settecento, il nome di un attore, celebre nella parte di Arlecchino, data la sua affinità con esso, per il viso rotondo, ridicolo, recante una maschera nera. In Germania, ove esistono vari esemplari (provenienti da importazioni dall’Olanda), è chiamato ‘mops, dal verbo ‘moppen, che significa ‘aspetto corrucciato. Gli Inglesi l’hanno battezzato ‘pug’ o ‘pugdog, cioè ‘cosa minuta, ‘cane minuto.

 

 

         CESKY FOUSE

          cane da Jerma boemo a pelo ruvid

           CECOSLOVACCHIA

 

  SUbito dopo la prima guerra mondiale  e anche in conseguenza di essa il Eesk~? fousek quasi scomparve nella sua stessa terra natale. Ma grazie ai pochi esemplari conservatisi nel tipo, e all’infusione ben dosata di sangue di altri bracchi, venne rigenerato e ‘ammodernato, reso cioè più adatto alle attuali esigenze della caccia. La F.C.I. ne ha omologato lo standard nel 1963. Il tipo moderno si differenzia, talvolta notevolmente, da quello originario: ha acquistato velocità nella cerca, senza tuttavia perdere le antiche ed eccellenti qualità di cane per il bosco e per l’acqua. Come rendimento può stare alla pari con qualsiasi altro bracco, e lo ha dimostrato con numerose vittorie nelle più importanti gare di caccia che si svolgono in Cecoslovacchia. Oggigiorno l’allevamento è in grado di produrre numerosi esemplari di Eesk  fousek, ricercati e preferiti, nella loro nazione, a quei bracchi stranieri a pelo raso che sino a ieri avevano goduto di largo favore.

 

 

          CHARPLANINATZ

                  JUGOSLAVIA

Diffuso nella romana Illiria, regione che costeggiava l’Adriatico, ha origini molto antiche, che risalgono a quei cani da pastore i quali, migrando da Oriente verso Occidente, si fermarono in varie località, divenendo razze autoctone in seguito alla fissazione di taluni caratteri dovuti a mutamenti per acclimatazione, o impressi talora dall’uomo mediante la selezione. La forza straordinaria e la dentatura particolarmente solida ne fanno un cane da pastore per eccellenza e un irriducibile avversario del lupo. Lo standard ufficiale di questa razza venne fissato ufficialmente intorno al 1930 dal Kinoloski Savez FNR Jugoslavija.

 

 

                 CHIHUAHUA      

                    MASSICO                                                                                               -

L’America annovera poche razze canine autoctone, ma tra queste ve n’è una antichissima e celeberrima: il chihuahua. Nonostante le sue ridottissime dimensioni, il chihuahua è forte di natura, e caccia ottimamente i piccoli roditori. Non molti cani di piccola taglia possono paragonarsi al chihuahua. Classificato come cane da salotto e di lusso, possiede tutta la grazia scherzosa e la leggerezza del terrier. Come cane da guardia è sempre bene all’erta: si interessa sempre molto a quanto succede intorno; quando si sia guadagnata la sua fiducia è fedele fino alla morte. è forse la razza più piccola che esista: non sono rari gli esemplari adulti che pesino meno di un chilogrammo. Benché nativo del Messico, viene allevato con ottimi risultati anche in regioni americane e canadesi dal clima rigido.

 

 

              CHOW CHOW

            DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

    Questa magnifica razza richiama sempre la più viva curiosità nelle mostre cinofile: il portamento estremamente nobile e fiero, la fisionomia leonina, l’indiscutibile bellezza conferita dalla perfetta costruzione anatomica e dal vistoso pelo dai colori poco comuni, destano immancabilmente l’ammirazione del pubblico. Ma chi conosce bene il chow chow sa che oltre a tali esteriori qualità ne possiede altre, che ne fanno un ottimo ausi­liare dell’uomo, adibito ai servizi più svariati, a seconda della necessità del padrone o del paese in cui vive: guardiano esemplare della casa, vigile custode del barcone o del battello, audace cacciatore di lupi e di selvaggina, instancabile e vigoroso cane da slitta, è assai importante all’economia delle regioni di origine, perché fornitore di una pelliccia pregiata anche in Europa. Né si può evitare di segnalare, purtroppo, come in molte zone dell’Asia questa razza venga allevata con scopi culinari, essendo considerata, la sua carne, addirittura una leccornia. Purtroppo, dicevamo, perché ben altri sono i meriti del chow chow, le cui sviluppate qualità intellettive meriterebbero, sempre, ben altre umane attenzioni.

 

 

        CIRNECO DELL’ETNA

           ITALIA

Si potrebbe dedurre, dallo studio delle razze mediterranee, che il cirneco tragga origine dagli antichi levrieri, esattamente come il cane dei faraoni (attualmente localizzato nelle Baleari), col quale ha molti punti in comune, se si eccettuano le dimensioni. Dall’Asia in un primo tempo, e dall’Africa successivamente, i Fenici fecero dei levrieri oggetto di pregiato commercio, portandoli sulle coste della Grecia e del suo arcipelago, in Sicilia e in altre isole mediterranee. Oggigiorno non esiste, in Sicilia, un vero e proprio tipo di levriero, e ciò fa pensare che quegli stessi cani che i Fenici lasciarono sulle coste sicule si siano in seguito adattati, e poi modificati, negli attuali cirnechi, subendo un progressivo rimpicciolimento, dovuto probabilmente a scarsità di cibo, a mancanza di grandi spazi ove poter galoppare, e ai ripetuti incroci tra consanguinei. Sarebbe invece rimasta inalterata la caratteristica delle orecchie diritte, propria degli antichi levrieri. Il cirneco dell’Etna nella sua forma attuale è indubbiamente autoctono della Sicilia, ove si trova da tempi immemorabili: ne fa fede una quantità di reperti archeologici, quali pietre scolpite e antiche monete. Ad Adrano (ove ancor oggi la razza è molto diffusa), sin dall’età preistorica esisteva un tempio dedi cato a una divinità locale: lo custodivano dei cirnechi dotati, secondo Eliano (De natura animalium 11), di un istinto soprannaturale, grazie a cui aggredivano i sacrileghi e i ladri, mentre accoglievano festosamente i devoti. I cirnechi odierni sono gli unici cani che trovino impiego per la caccia sulle falde dell’Etna, la cui pietra lavica rende difficili la corsa e il movimento. Specialisti per la caccia al coniglio selvatico e alla lepre, cacciano altrettanto bene qualsiasi selvaggina ‘di penna fagiani, pernici, beccacce, stame, quaglie Lavorano lentamente, naso a terra, seguendo la traccia del selvatico con pazienza e attenzione. Assolutamente silenziosi, si fanno sentire solo quando scavano o inseguono da vicino.

 

 

          COCKER AMERICANO

American cocker

STATI UNITI

Ottenuto negli Stati Uniti attraverso accurate selezioni condotte sul cocker spaniel inglese, quello americano se ne differenzia per alcune caratteristiche morfologiche quali la taglia, i colori del mantello, le orecchie, ecc. La popolarità raggiunta da questa razza è stata ed è notevolissima: affettuoso e fedele, il cocker americano è adattissimo alla vita in famiglia, per cui oggi, più ancora dello spaniel inglese, viene considerato il cane da compagnia per eccellenza. Sul terreno, tuttavia, si dimostra ottimo cacciatore, dotato di una cerca instancabile e meticolosa.

 

             COCKER SPANIEL INGLESE

             English cocker spaniel

GRAN BRETAGNA

  Gli attuali spaniel  e vogliamo riferirci ai cani adibiti alla cerca e al riporto  provengono direttamente dalle isole britanniche, ma discendono da cani Epagneul che, importati in tempi remoti, hanno subito rilevanti modificazioni attraverso un’accurata e complessa selezione. In breve, gli Inglesi hanno impiegato il vecchio Epagneul o bracco da quaglie, proveniente dall’incrocio del cane della torba con il cane del bronzo, per creare vari tipi, ognuno dei quali risponde alle qualità richieste per una specifica destinazione, e fra questi i magnifici setter e i graziosissimi spaniel giocattolo. Spaniel celeberrimo è il cocker, il cui tipo moderno è originario del Galles o del Devonshire e si differenzia nettamente da quello primitivo, che rassomigliava alquanto all’attuale springer. Impiegato soprattutto per la beccaccia, con la quale rivaleggia vittoriosamente in scaltrezza, è bravissimo ausiliare del cacciatore; per la sua piccola mole si muove agevolmente nelle forre, tra i rovi e su ogni terreno che l  fitta vegetazione rende impraticabile ai cani da ferma. Dotato di ottimo fiuto, energico e infaticabile, scova la preda e la fa alzare tenendosi sempre a breve distanza dal padrone pronto a sparare; riporta la selvaggina, anche da notevoli distanze, con grande delicatezza, mai guastando carne o penne. Il  cinologo Villard, profondo conoscitore della razza, dice: “Non esiste cane più piacevole, più domestico, più affettuoso e vivace del cocker; la sua fine psicologia lo rende oltremodo interessante. In esso intelligenza, bontà e malizia sono ben fuse, e obbedisce non per servilità ma per comunione di idee con il padrone, del quale indovina tutte le intenzioni; la sua fedeltà è grande”. E anche un ottimo guardiano: dà avviso di ogni rumore sospetto, e all’occorrenza affronta con coraggio l’intruso.

 

 

               DALMATA

Dalmatian

IUGOSLAVIA

  L’armoniosità delle linee, la simpatica vivacità e soprat­tutto il caratteristico mantello maculato ne fanno un’apprezzata razza di lusso, oltrechE un cane da compagnia che si distingue per le spiccate doti di fedeltà e di intelligenza. Il dalmata ha sempre dimostrato la tendenza a seguire il padrone, comunque egli si muovesse: in carrozza, a cavallo o in bicicletta; in Inghilterra, attorno al 1900, era di gran moda nell’ambiente signorile far seguire le eleganti carrozze da questi cani: infatti, veniva chiamato anche ‘coach dog, ovvero cane da carrozza. Più di recente, negli Stati Uniti, lo si vide sovente sulle rosse autopompe dei vigili del fuoco, dei quali divenne ufficialmente la ‘mascotte, tant’è vero che non c e sede di pompieri che non abbia il suo bel dalmata. Molti autori hanno scritto sulle origini di questo cane: pochissimi si sono trovati d’accordo. Il suo nome dovrebbe chiaramente indicano, ma così non è. La razza sembrerebbe antichissima, poiché fregi scoperti in Grecia e in Oriente, risalenti a età remote, riproducono cani del tutto eguali per linee e mantello al dalmata attuale. Alcuni lo vogliono proveniente dalla Danimarca, giustificando il nome, adottato in alcuni paesi, di piccolo danese. Certo è che ancor oggi in Danimarca è diffuso notevolmente. Il Buffon lo fa discendere dal dog, che, immigrato dall’Inghilterra in Danimarca e quindi trasportato nei paesi caldi, avrebbe dato origine al cane turco. E a queste si affiancano varie altre teorie, tutte diverse, tutte abbastanza plausibili, nes­suna certa, sebbene Angiola Denti di Pirajno, nota studiosa di questa razza, scriva: ... l’ipotesi che appare confortata da un certo numero di elementi di probabilità, è quella che indica l’Oriente come zona di origine del dalmata ...“. Un tempo il dalmata, dotato di notevole fiuto, veniva usato anche come cane da caccia. Sebbene abbai poco, va considerato un ottimo guardiano della casa.

 

 

          DEUTSCHER JAGDTERRIER

                      GERMANIA

  Plasmata dai Tedeschi mediante evidenti incroci tra cani da tana britannici, questa razza segna un ritorno al vecchio tipo di terrier inglese a pelo ruvido. Entrato da poco a far parte della cinofilia ufficiale, sebbene non sia certo una razza recentissima, il terrier da caccia tedesco è un cane dal temperamento notevolmente aggressivo, tale da farlo ritenere da molti d’istinto malvagio; invece, a determinarne l’impetuoso atteggiamento è il temperamento vivace e combattivo, che gli consente, nonostante le ridotte dimensioni, di assalire la volpe o il cinghiale con la medesima disinvoltura con cui caccia nelle loro tane i piccoli nocivi. Esclusivamente cacciatore, non è certo da annoverarsi tra i terrier adatti anche alla compagnia; infatti, l’Associazione del deutscher  jagdterrier, dopo lunghi esperimenti, ha redatto speciali regolamenti per le prove di lavoro cui va sottoposta la razza, e consente la riproduzione solo a quegli esemplari che abbiano ottenuto buoni esiti nell’affrontarle.

 

 

            DRAHTHAAR

Deutscher drahthaariger Vorstehhund

GERMANIA

 

  Sono trascorsi quasi sessant’anni da quando tre allevatori di pudelpointer uscirono dal club specializzato di questa razza, per dedicarsi alla creazione del drahthaar, cioè di un cane che rispondesse appieno alle esigenze della caccia esercitata sia dal cacciatore professionista sia da quello sportivo. Si voleva un cane di media taglia, di colore indeterminato, dotato di pelo fitto e rigido, di struttura fisica forte ed equilibrata, adatta alle funzioni di cane da caccia generico. Un cane robusto, perciò, ben conformato, provvisto di fiuto finissimo, di pronta intelligenza, di vivace temperamento e di portamento nobile. Per riassumere: l’autentico cane di utilità, al quale tutto si poteva chiedere, con l’assoluta certezza che sarebbe stato in grado di rispondere appieno alle esigenze del cacciatore. Fissata la razza, ebbero inizio le prime iscrizioni al Libro delle Origini del ‘Deutsch-Drahthaar, che non tardarono a per­venire numerose; negli anni appena precedenti l’ultimo con­flitto mondiale, le iscrizioni avevano raggiunto la rispettabile quota annua di circa 1200. Un criterio restrittivo nell’allevamento di questa razza è quello di non iscrivere più di sei soggetti di una stessa cucciolata, anche se ottenuta da genitori ambedue iscritti nel Libro delle Origini del drahthaar. L’allevatore viene così messo nella condizione di dover operare subito una prima selezione: metodo forse discutibile, ma che in definitiva arreca indubbi vantaggi agli effetti della stabilizzazione delle caratteristiche di un ceppo in particolare, e del tipo in generale

 

 

                    ESQUIMESE

                            Eskirno

                              CANADA

  Tra il 600 e il 720 di latitudine, nella regione boreale che comprende Lapponia, Siberia, Kamciatka, Alaska, Groenlandia e Islanda, vivono in gran numero i valentissimi cani da slitta, immortalati da tanti racconti. Si diversificano in svariate razze, alcune delle quali sono state ufficialmente riconosciute dalla cinofihia internazionale.   Tra queste è l’esquimese, abilissimo nel traino, ma usato anche nella caccia all’orso. Può resistere, senza alcun riparo, sino a temperature di 600 700 sotto zero. Viene allevato nell’America settentrionale, e le sue origini risalgono ai cani introdotti dalle popolazioni esquimesi nella Siberia orientale e quindi nelle regioni settentrionali del Nuovo Continente.

 

 

            EPAGNEUL BRETON

                            FRANCIA

  Meno veloce del setter, l’epagneul breton è, per contro, abile su tutti i terreni, in ogni stagione; la sua cerca è larga, attiva, rapida, da galoppatore, e il suo olfatto quanto mai sensibile. Si può definire il breton una razza autoctona della Bretagna, le cui origini risalgono all’antico ‘agasse’. Nel primo canto della sua Caccia, il poeta greco Oppiano di Apamea scrive: « I popoli selvaggi della Bretagna, che si dipingono il corpo con variopinti colori, allevano con cura questo animale, che nel loro linguaggio chiamano ‘agasse’. Questo cane è snello e for­nito di un folto pelame. E soprattutto per la finezza del suo olfatto che eccelle su tutti gli altri cani ...“. Anticamente, il tipo originario dell’épagneul breton era diffuso pressoché esclusivamente nelle inaccessibili foreste dell’Argoat bretone, nella penisola formata dai monti d’Arrée e dalle Montagne Nere.

 

 

             FOX TERRIER A PELO LISCIO

                     Smooth Jox terrier

                                  GRAN BRETAGNA

L’origine del fox terrier non può essere recente. E ben vero che nella sua ricostruzione dell’evoluzione della razza il rev. Rosselyn Bruce ammette di non avere notizie certe anteriori al 1850 (sino a quell’epoca ciascun cane che cacciasse la volpe, fosse a pelo ruvido o liscio, grande o piccolo, bianco o rosso, era chiamato fox terrier), ma quello che oggi è il fox terrier, di tutti quei cani è il tipo più classico, e perciò il più antico. Di tal parere è anche il Fanfoni, noto studioso della razza. Tuttavia, in passato questo cane non aveva né l’eleganza né la forma odierne. Se non abbiamo dati precisi risalenti ad epoca antecedente la metà dello scorso secolo, pure rimangono testimonianze quali una tela di Francis Sartorius il Vecchio, del 1796, che mostra un tipico fox terrier di colore nero e ‘tan, nonché un memoriale di Peter Beckford, che sostiene di aver posseduto alla fine del XVIII secolo cani da volpe bianchi e neri e bianchi e ‘tan’, che ancor oggi sono i colori fondamentali del fox. Si sono dette molte cose, talvolta bizzarre, a proposito dei progenitori del fox terrier. Ma nessuno è in grado di dare notizie precise. Tra gli antenati vi sono senza dubbio i terrier del Cheshire e dello Shropshire, cioè i ‘white english terrier’, e anche i beagle. Comunque, il vero e proprio sviluppo della raz­za iniziò dopo il 1850, allorché gli allevatori presero a gareg­giare per produrre soggetti sempre migliori. Nei primi anni si ebbe solo la razza a pelo liscio; poi, verso il 1870, anche quella a pelo ruvido. Parlando del fox terrier a pelo liscio, diremo che gli alleva­tori inglesi hanno avuto il merito di portarlo ad alte vette di tipicità e di bellezza di costruzione; ma, in questa loro opera, hanno dimenticato completamente la conservazione di quelle doti venatorie che sono pur esse importanti in una razza da caccia quale è stata, e ancor oggi devessere, questa. La fortuna però si è rivelata amica degli allevatori inglesi, giacché, seppure a distanza di anni dalle lotte con il selvatico, i fox terrier a pelo liscio conservano tuttora una parte delle loro belle doti cinegetiche, frutto di un lungo periodo di selezione basato sulle doti naturali, e che ha preceduto quello della selezione morfologica. I primi ad introdurre i fox terrier a pelo liscio nell’Europa continentale furono i Francesi, poi i Tedeschi e i Belgi; e subito gli allevatori di questi paesi si preoccuparono di fissare le doti venatorie nei loro cani. Ottimo nel lavoro in tana, il fox a pelo liscio è stato adope­rato anche come cane da ferma su stame e beccaccini, e persino come cane da cinghiale in Maremma; e, in Germania, come cane da riporto. Versatile, intelligente, coraggioso, il fox terrier a pelo liscio che va oggi riprendendo quota dopo la stasi bellica e postbellica si merita certamente il titolo di ‘piccolo atleta’ della razza canina che gli è stato attribuito.

 

 

FOX TERRIER A PELO RUVIDO

                           Wire Jox terrier

                   GRAN BRETAGNA

Succede spesso di sentir dire, anche in campo cinofilo, che il wire fox terrier è una varietà di quello a pelo liscio; si tratta in verità di due razze affatto diverse, sebbene la conformazione generale sia identica, e differiscano solo la lunghezza e la tessitura del pelo. Infatti, oggi in nessun paese del mondo è concessa l’iscrizione ai Libri delle Origini a soggetti provenienti da un incrocio fra questi due tipi di fox terrier.

 

 

           GRAND BLEU DE GASCOGNE

                                FRANCIA

La francia fu, come nessun altro paese, patria di una grande varietà di razze di segugi. Molte di queste razze sono andate man mano scomparendo: comunque, numerose sono an­cora quelle rappresentate sia pure se ricostruite in parte, il cui allevamento viene tuttora curato. L’origine più antica dei segugi francesi andrebbe ricercata nei cani da corsa (non levrieri) che molti secoli prima dell’epoca cristiana furono portati dai Fenici e dai Greci nelle isole mediterranee, nelle terre costiere dell’Europa meridionale e sulle coste orientali della Gallia e della Bretagna. Intervennero poi il bloodhound e può darsi altri segugi di importazione, ma sempre provenienti dallo stesso ceppo. Il Thomas esprime il parere che il più vecchio cane da corsa (segugio) francese sia il sant’Uberto (bloodhound), che dal suo luogo di origine, le Ardenne belghe, si sarebbe diffuso verso lo Hennegau, la Fiandra, la Lorena, la Borgogna, sino alla Francia del Sud. Lo Tschudy confuta tale asserzione ed esprime il seguente punto di vista: il più antico cane da corsa francese non pervenne dal Nord, bensì dall’Egitto. Tra i segugi francesi più antichi, e dalle origini perciò difficilmente precisabili, va annoverato in primo luogo il grand bleu de Gascogne. E, secondo molti esperti, il più imponente non solo tra i cani francesi di veneria, bensì anche fra tutti i cani da seguito in genere. Ha il merito di aver fornito il suo sangue per la formazione di varie razze; quanto all’attuale quasi completa sua scomparsa, va attribuita evidentemente alla sparizione, dalle campagne francesi, del lupo, per la cui caccia era particolarmente adatto. Ne esiste ancora, tuttavia, qualche eccellente muta, che viene impiegata per la caccia alla lepre. Mediante incroci con i cani di Saintonge del conte di Saint Légier, il grand bleu formò poi la razza virelade. Di olfatto finissimo, il grand bleu è eccellente per raggiungere il selvatico. La sua voce forte e sonora pone il cacciatore in grado di rendersi conto, anche a rilevante distanza, degli sviluppi della caccia. Molto resistente, ha velocità moderata.

 

 

            GREYHOUND

                             Levriero inglese a pelo ras

                             DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

 

Il greyhound è un autentico capolavoro ottenuto dalla perseverante capacità degli allevatori inglesi, che vollero creare un cane bello, coraggioso e velocissimo. Il   nome stesso di greyhound sarebbe una deformazione di greekhound (segugio ellenico), cane dalle linee e aspetto generale ravvicinantisi sia pure in modo grossolano a quelli del moderno levriero e che era molto diffuso in Grecia in tempi remoti. L’importazione in Occidente sarebbe avvenuta per opera dei Fenici, dei Celti, oppure dei crociati. Al portamento aristocratico, altero, elegante, il greyhound aggiunge una non comune destrezza, che coadiuva la velocità rilevante, per rincorrere la lepre in terreni spaziosi, o sulle piste (cinodromi) dietro la lepre meccanica; e soprattutto in Inghilterra (ma anche negli Stati Uniti) il greyhound manda in visibilio folle enormi (le tribune e le gradinate di White City a Londra contano talvolta 100.000 spettatori); nè la passione si esaurisce nel tifo per i veloci contendenti, poiché trabocca in quella, non meno sentita, del totalizzatore. Anche in Italia si svolgono corse di levrieri in ben organizzati cinodromi, dove cani di allevamento italiano non sono secondi a quelli stranieri.

 

 

            KLEINER MUNSTERLÀNDER

GERMANIA

 Allorché in Vestfalia, verso il 1910, gli epagneul  breton si ridussero ad appena una cinquantina di esemplari, si pensò di costituire una razza locale, utilizzando i superstiti epagneul nonché numerosi soggetti ‘Deutsch-Langhaar. La selezione fu condotta talmente bene, che oggi il piccolo mùnsterlànder ha raggiunto, con perfetta uniformità di caratteri, un numero di varie migliaia di esemplari. Gli sforzi attuali degli allevatori, riuniti in un’autorevolissima associazione cinofila (Verband fùr Kleiner Mùnsterlànder Vorstehhunde), sono tutti tesi ad eliminare per quanto possibile l’influenza del sangue langhaar, in modo da ottenere esemplari tipicamente epagneul.

 

 

           KUZHAAR 0 BRACCO TEDESCO

Deutscher kurzhaariger Vorstehhund

        GERMANIA

 Era, un tempo, un cane pesante, tranquillo e lento, simile all’antico pointer spagnolo. Oggi è un cane veloce, elegante, diffusissimo ovunque, grazie alle molteplici doti che ne fanno un eccellente ausiliare su vari terreni. Sulla sua provenienza si hanno molte teorie. Taluni pensano che discenda da segugi locali, forse dall’antico cane da orso; altri, compresi i cinologi francesi, credono di ravvisarne l’ascendenza nel bracco italiano il quale, incrociato con razze autoctone, cioè germaniche, avrebbe poi dato il kurzhaar. Vi è chi lo fa discendere da un bracco belga razza oggi praticamente scomparsa oppure dai famosi ‘cani bianchi del re, tanto pregiati in Francia nei secoli passati. Molto attendibile è altresì l’ipotesi della discendenza del bracco spagnolo. Sta di fatto che non molto tempo addietro il bracco tedesco presentava caratteristiche assai più grossolane delle attuali: aveva giogaia abbondante, labbra grosse e molto pendule, occhi con congiuntiva evidente, dorso insellato, piede di lepre e aspetto talmente massiccio da far ritenere che vi circolasse abbondante sangue di bloodhound. I cosiddetti ‘cacciatori di campo, che allora usavano cani da ferma, avevano più tempo e pazienza di quelli di oggi, ma anche più selvaggina ‘di penna, ed erano paghi di questi ausiliari che, giudicati oggi, appaiono alquanto tardivi per questo specifico impiego. Ma quando, verso il 1870, in certe regioni della Germania aumentarono i cacciatori sportivi, e si importarono molti cani da ferma inglesi, cominciarono a verificarsi incroci tra questi e il vecchio kurzhaar. I risultati furono notevoli e raccolsero il plauso di una parte dei cacciatori tedeschi, cioè di quelli ‘di campo, ma non di quelli ‘di foresta, dato che i cani tedesco-inglesi, ovvero i ‘tedeschi nuovi, come allora erano chiamati, non potevano accontentarli in un genere di caccia cui erano affezionati; tuttavia, in considerazione delle grandi qualità acquisite, si finì per dare la preferenza al kurzhaar di tipo ingentilito.

 

 

            KUVASZ

      UNGHERIA

C’è chi fa risalire la presenza in Ungheria di quell’ottimo cane da pastore che è il kuvasz ai tempi in cui la regione era abitata da popolazioni semibarbare; altri ritengono invece che a introdurre la razza nel bacino dei Carpazi siano stati i Cumani. pastori nomadi di origine turca, che nel XIII secolo giunsero in Ungheria sospintivi dalle orde mongole. Le origini del kuvasz andrebbero perciò ricollegate agli antichi cani da pastore provenienti dall’Oriente, cioè a quei discendenti del cane del Tibet che sono capostipiti anche del maremmano - abruzzese, del cane di montagna dei Pirenei e di altri pastori bianchi allevati in Europa. Il  nome della razza deriverebbe dalla parola turca ‘kavas, che significa ‘custode della sicurezza, chiarissimo riferimento

 

 
 

 

 

 

          KOMONDOR

     UNGHERIA

Cane da pastore la cui origine si rifà molto probabilmente ai discendenti asiatici del cane del Tibet, il komondor svolge da oltre mille anni il compito di custode attento e tenace delle greggi. E il pastore ungherese di maggior mole. In passato, non si badava granché alla preservazione dell’integrità di una razza da lavoro; né, quindi, si prestava molta attenzione all’aspetto di un cane da pastore: ciò nonostante, il komondor, grazie a generazioni trascorse all’aria aperta svolgendo un duro mestiere, conservò elevate doti psicofisiche. Nel 1920 venne redatto per questa razza uno standard che ne precisava definitivamente i diversi caratteri, ed essa, presentata in diverse esposizioni, divenne popolare anche all’estero. In America soprattutto, incontrò grande favore, sia come cane da pastore e da guardia, sia come cane da compagnia.

 

 

              LABRADOR RETRIEVER

                GRAN  BRETAGNA

Originario della regione da cui prende nome, fu importato nella contea del Dorset, e qui allevato e addestrato per riportare la selvaggina dal conte di Malmesbury, prima, e poi dal duca di Buccleuch, dal conte di Home e da lord Scott. La razza si mantenne per lungo tempo allo stato puro; poi venne sottoposta a vari incroci, dando origine ad altri retriever. Comunque, alcuni amatori sono riusciti a conservare sino ad oggi il tipo originale, perfezionandolo nel suo assieme e nelle sue attitudini.

 

 

           LAPPHUND

Lapplandska spetz

SVEZIA

Il  cane da guardia dei lapponi fu ammesso nell’ambito delle razze riconosciute dalla cinofihia ufficiale solo nel 1944, al­lorché la F.C.I. ne omologò i dati etnici presentati dall’ente cinofilo nazionale della Svezia. Ciò nonostante, è da lungo tempo diffuso su tutto il territorio svedese; le eccellenti qualità psicofìsiche di cui è dotato hanno fatto sì che potesse ottimamente coadiuvare l’uomo in molteplici attività, compresa la caccia, sebbene oggi venga utilizzato soprattutto per la guardia alla casa e alle proprietà. Affettuoso e mite con i bambini, disciplinato e fedele con il padrone, con l’estraneo si dimostra diffidente e vigile.

 

 

           MAGYAR  AGAR

                      nero ungherese

          DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

Quando, nel IX secolo, gli invasori magiari irruppero nella Pannonia, nella Transilvania e nella media valle del Danubio, portarono un levriero proveniente dall’ovest della regione carpatica. Risulterebbe, da scritti dell’epoca, che quel popolo esercitava appassionatamente la caccia con propri levrieri, la cui schiatta si mescolò, nel corso dei secoli, con altre razze di le­vrieri pervenute dall’Occidente e dall’Oriente (tra il XV e il XVII secolo si incontreranno con levrieri turchi e asiatici, probabilmente gli antichi saluki, i tazi, nonché quelli provenienti dall’Africa) e che nel XIX secolo si perfezionarono con l’incrocio del greyhound, da cui trassero maggiore velocità. un cane da caccia di prim’ordine, di natura aperta, fedele e carezzevole. A titolo accessorio, è adatto alla guardia del focolare del padrone. Il suo odorato, in confronto a quello di altri cani, è debole: può anzi darsi che sia il solo cane da caccia nel quale le proprietà olfattive non solo sono insufficienti, ma potrebbero dirsi addirittura carenti. Si impiega per catturare la lepre nella caccia di corsa; fra i soggetti più esperti e più forti si riscontrano esemplari capaci di abbattere la volpe.

 

 

             MASTIFF

         GRAN BRETAGNA

Questo poderoso cane da guardia è considerato una razza tradizionale inglese; anzi, alcuni lo vorrebbero autoctono delle isole britanniche. Ma pare che, come varie altre razze antiche, abbia origini orientali. I suoi avi andrebbero ricercati nei mastini assiri  discendenti a loro volta dal mastino del Tibet  che vennero portati in Europa da quei grandi diffusori di merci e di costumi che furono i Fenici. Comunque, le teorie sulle origini di questa celeberrima razza inglese sono varie. Per esempio, non manca chi la vorrebbe discendente dal molosso d’Epiro, introdotto in Inghilterra dalle truppe romane. Ma anche se così fosse, gli avi del mastiff non muterebbero granché: infatti, anche il molosso greco proviene da razze asiatiche, e quindi dal mastino tibetano. In Inghilterra, come altrove, il mastino conobbe anticamente molti impieghi: dalla caccia alla guerra, alla guardia delle persone e delle proprietà. Oggi, ingentilito e un poco modificato rispetto agli esemplari del passato, e essenzialmente un cane da guardia e da difesa, compiti che assolve ottimamente. Abban donate le gesta sanguinarie dei suoi antenati, è divenuto un buon amico dell’uomo, sebbene diffidi sempre degli estranei e sappia essere terribile se costretto ad attaccare. La cinofilia lo tiene in grande considerazione sia per le doti estetiche sia per quelle psicofisiche.

 

 

     MALTESE

    ITALIA

I bichon comprendono: il maltese, il bolognese, il bichon a pelo increspato (‘à poil frisé’) e l’avanese. Si tratta di un gruppo di razze affini tra di loro e di origine antichissima, tanto è vero che lo stesso Darwin ne fa risalire la comparsa a seimila anni avanti Cristo. Ma osserviamo da vicino il maltese: veniva chiamato anticamente ‘cane delle dame romane, perché di queste era il preferito e da esse tenuto in pregio grandissimo. E non a torto: l  pelo lunghissimo e immacolato lo rende attraentissimo; molto intelligente, affezionato al padrone, vivace, espressivo, è un cane da compagnia di rara perfezione. Sulle origini sono discordi i pareri. Strabone, lo scrittore geografo che visse nel I secolo avanti Cristo, descrive un cane maltese definendolo ‘canis melitoeus’, da Melita, nome la tino dell’isola di Malta, dalla quale, dice il Robin, esso «partì alla conquista del mondo”. Il  parere di molti è che il maltese odierno sia precisamente il discendente del maltese di Strabone. Altri però non sono dello stesso avviso, e tra questi anche il barone Houtart, illustre studioso delle razze canine europee di lusso. Egli, infatti, asserisce che « ... i popoli antichi del basso Mediterraneo hanno posseduto una razza nana, chiamata Melitoeus. Essa era originaria dell’isola di Malta o Melita presso la Sicilia; ma io li chiamerò col nome di ‘cani di Melita’ invece che maltesi, per non confonderli coi maltesi moderni, che sono assolutamente differenti dagli antichi”. L’origine del moderno maltese, invece, andrebbe ricercata nell’incrocio dell’épagneul nano col barbone nano, oppure col cane di Cayenna. Da tali capostipiti sarebbero derivati i barbichon, poi chiamati bichon. La culla del bichon pare sia stata proprio l’Italia, e ne abbiamo prova nell’iconografia assai abbondante.

 

 

          MASTINO NAPOLETANO

                                         ITALIA

La prima esposizione canina di Napoli, indetta nel 1946, fu caratterizzata dalla presenza di un gruppo di otto magnifici mastini, appartenenti a una razza per la prima volta presentata a una mostra e che destò l’interesse degli esperti. Si trattava di mastini napoletani, e costituivano una novità per modo di dire, giacché sono diffusi in Campania da tempi remotissimi. Si tratta dei discendenti dei molossi di allevamento greco prima e romano poi, i molossi da combattimento dei circhi e delle guerre? E, quindi, dei discendenti di quei grandissimi cani che Alessandro tenne in così alta considerazione in Grecia e che giunsero poi in Italia? Oppure provengono dai molossi romani incrociati con i pugnaces Britanniae, che i soldati di Ro­ma portarono di ritorno dalla grande isola? Ognuna di queste supposizioni merita considerazione, così come attendibile potrebbe essere l’ipotesi, che qui affacciamo, secondo la quale i mastini sarebbero potuti giungere in Italia su navi fenicie, in tempi ancor più remoti. Questo per quanto si riferisce alla provenienza, perché se­condo tutte queste ipotesi il progenitore sarebbe comunque da ricercarsi nel mastino del Tibet. Ricordiamo anche che vi sono naturalisti i quali propendono per una formazione europea dei mastini, e che quindi l’antichissima origine potrebbe essere un’altra. Ma una cosa è certa: che accanto al cane da pastore a mantello bianco vi era, nell’Italia centromeridionale dell’epoca romana, un grosso cane a manto scuro, anch’esso descritto da Columella: « ... il cane custode della casa deve essere nero (ovvero scuro), poiché, durante il giorno, visto dal ladro, con il suo aspetto scuro gli incute maggior timore; quando il ladro arriva nella notte, il cane si perde nell’oscurità e passa inosservato, potendo così aggredire senza essere visto. La testa è tanto massiccia che si presenta come la parte più impo­nente del corpo; gli orecchi sono cadenti e pendono verso il davanti; gli occhi sono neri o grigio splendente, penetranti; il petto largo e villoso; gli arti anteriori potenti e i posteriori ricoperti di peli spessi e lunghi; le membra corte; le dita e le unghie robuste”. Parrebbe dunque assai probabile che il grosso cane napoletano altro non sia che il discendente dei cani da guardia sopra descritti: come il pastore maremmano si è conservato attraverso i secoli nella campagna romana, così l’antico guardiano della casa potrebbe essersi estinto nel suo luogo di formazione, sopravvivendo invece nella campagna del Napoletano e anche più a meridione. Come si è detto, la razza si ripresentò alla cinofilia ufficiale nel 1946. Ne rimase favorevolmente colpito lo scrittore Piero Scanziani, oggi considerato il ‘ricostruttore’ del mastino napoletano. Nel suo canile di Roma, infatti, dal 1949 cominciò a raccogliere i migliori soggetti, selezionandoli e ottenendo risultati splendidi. La razza così fissata venne riconosciuta dall’E.N.C.I., che adottò lo standard proposto dallo Scanziani, e recentemente rielaborato. Si deve quindi allo sforzo intrapreso per un decennio dall’appassionato cinofilo ticinese se oggi l’Italia può di nuovo annoverare una razza antichissima e per secoli del tutto trascurata. Attualmente il mastino napoletano viene allevato in varie regioni italiane, ed esportato nel mondo intero.

 

 

           PASTORE BERGAMASCO

                              ITALIA

Questo magnifico cane da pastore racchiude in sé tutte quelle doti che sono peculiari del guardiano di greggi: è forte, coraggioso, docilissimo con il padrone, di spiccata intelligenza; e se gli animali che gli sono affidati paiono correre qualche ri­schio, non esita a far valere tutta la sua forza e il suo sprezzo per il pericolo. Purtroppo, esemplari di questa razza che si possano definire puri ne esistono oggi in numero ridotto. Ed è un vero pec­cato. Se non è cosa agevole pretendere che i nostri pastori ricorrano a soggetti di razza per farsi coadiuvare nei loro lavori, eperaltro auspicabile che molti dei nostri cinofili si interessino maggiormente alla preservazione di un cane attraente e ricco di doti intellettive. Certo, si sono compiuti negli ultimi anni notevoli progressi in questa direzione: ma si può e si deve fare ancor di più in favore del bergamasco, e non solo perché si tratta di un cane italiano, ma anche e soprattutto perché sia dal punto di vista estetico sia da quello delle caratteristiche psicofisiche è davvero pregevole. Il pastore della Brie, in Francia, costituisce uno dei vanti di quella cinofilia; e benché alcuni cinologi francesi sostengano che dal briard sia nato il bergamasco, tutto fa ritenere che sia in­vece quest’ultimo ad avere originato il bel pastore francese: infatti, prendendo per buona l’attendibilissima ipotesi delle origini orientali del gruppo dei pastori europei, non si spieghe­rebbe come mai l’antico cane da pastore asiatico sarebbe do­vuto giungere in Francia prima ancora che in Italia, geografi­camente più vicina, considerate le vie di comunicazione esisten­ti allorché si verificarono le migrazioni verso occidente delle razze canine dell’Est. A ogni buon conto, rimane chiaro un fatto: il briard e il nostro cane da pastore bergamasco presentano molteplici analogie, e non si può quindi non ritenere che un allevamento del nostro cane condotto su notevole scala e con tutti gli opportuni criteri, non possa dare anche a noi quei lusinghieri risultati che con il briard sono da tempo stati conseguiti in Francia.

 

 

         PASTORE DI TATRA

Owczarek podlhalanski

POLONIA

Nel corso della sua lunga migrazione dall’Oriente, il cane da pastore si stabilì anche nelle regioni centroeuropee, fino alla Jugoslavia; e ancora una volta diede origine a nuove razze, perfettamente adatte ai climi e alla natura di quei territori. Sono così venuti a costituirsi cani tenaci nella guardia e nella conduzione dei greggi, robusti, ardimentosi, fedeli al padrone ma pericolosi per l’avversario. Il pastore di Tatra, di Valée, di Karst, il Croato ecc. (razze, queste ultime, che incontreremo nelle prossime pagine) ancor oggi aiutano l’uomo nel suo duro lavoro, segnalandosi alla cinofilia mondiale.

 

 

           PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE

                    ITALIA

Molto di quanto si è detto nell’introduzione al gruppo dei pastori è direttamente riferibile alle origini del maremmano abruzzese. Diffuso oggi nella campagna toscoemiliana, nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia e nel Lazio, questo grosso cane dall’opulento mantello bianco, pur essendo regolarmente impiegato per il lavoro, riceve dagli stessi pastori cure attente che valgono a salvaguardarne la purezza. Sino a qualche anno fa si era soliti distinguere i cani maremmani da quelli abruzzesi. Ma, considerata, poi, la levità delle differenze che li distinguevano, si è provveduto all’unificazione dei due tipi e alla pubblicazione di un unico standard. Le qualità psichiche del maremmano abruzzese sono eccellenti, tali da renderlo un ineguagliabile cane da guardia, sebbene la sua principale funzione rimanga ancor oggi quella di ausiliario nella pastorizia, attività in cui si dimostra attento e indomito, coraggioso al punto da non indietreggiare neppure di fronte ai lupi che anche nelle nostre contrade vengono talora sospinti verso gli ovili dai rigori invernali. Importato e ufficialmente riconosciuto in Inghilterra già intorno al 1936, al termine del conflitto mondiale ha riscosso  e tuttora riscuote  non poca popolarità come cane da esposizione e da compagnia.

 

 

         PASTORE TEDESCO

Deutscher Schdjerhund

GERMANIA

Razza che forse come nessun’altra ha saputo conquistarsi, ovunque, una straordinaria popolarità, il pastore tedesco, con apriamo la lunga serie dei cani impiegati originariamente pastorizia, ci offre subito un esempio, forse il più apparicente, di come le loro qualità eccezionali abbiano sovente indotto l’uomo a impiegarli anche in altre attività, le più diverse. Plasmato per la pastorizia, oggi il ‘cane lupo  come tutti, e non solo in Italia, familiarmente lo chiamiamo  è divenuto il poliziotto per antonomasia, superbo cane da guardia e di protezione, ottimo ausiliario nella lotta al contrabbando, efficace per il soc­corso ai feriti, cane staffetta in guerra, fedele e gentile guida di ciechi, insuperabile compagno sempre. Vanto dell’allevamento germanico, ma ormai diffuso in ogni continente, il pastore tedesco  noto altresì con i nomi di ‘alsaziano’ e ‘pastore di Alsazia  discenderebbe da lupi incrociatisi in tempi anche relativamente recenti con cani domestici. Probabilmente con maggior ragione, altri sostengono invece che il pastore tedesco sia un prodotto autoctono del Wurttemberg e della Turingia, regioni in cui, da tempi immemorabili, i suoi antenati svolgevano compiti di guardia agli armenti. Secondo i fautori di questa tesi, le origini andrebbero pertanto ricercate nel cane dell’èra del bronzo, vissuto da sei a settemila anni a.C., che il naturalista Jaitteles chiamò Canis jamiliaris matris optimae, e che, originario dell’Asia, si diffuse successivamente in Europa. I reperti che se ne posseggono, nonché lo studio di forme selvatiche sopravvissute ai secoli (nell’odierno lupo indiano si ravvisa un discendente diretto dell’antichissimo cane del bronzo) hanno permesso di accertare, nei rappresentanti del gruppo facente capo a esso, una limitata proclività alla variazione, e una comune aderenza alla forma dei canidi selvatici. Anche nel pastore tedesco la struttura fisica ha conservato numerose caratteristiche dell’antico capostipite, com’è dimostrato, per esempio, dal confronto di reperti craniali. La storia di questa razza si fa comunque più sicura a mano a mano che ci si approssima all’epoca moderna. La presenza, in Germania, di cani da gregge dotati di mantello chiaro èdocumentata già nel VII secolo d.C.; ma intorno al 1600 il mantello chiaro è proscritto, forse perché nel frattempo la funzione di quei cani mutò. In ogni modo, proprio partendo da esemplari di questi antichi cani tedeschi, nel 1895 ha inizio la selezione che condurrà, nel volgere di pochi anni, alla fissazione dei caratteri di una vera e propria razza da pastore tedesca, principalmente a opera dell’appassionato cinofilo Von Stephaniz, col quale collaborarono allevatori tedeschi di grande competenza. La zona di allevamento comprendeva il Wùrttemberg e le regioni dell’Assia, della Turingia e della Baviera. Sempre in quegli anni venne fondato il ‘Verein fùr Deutscher Schàferhund’, l’associazione che dette impulso all’allevamento e al perfezionamento della razza, imponendola poi all’attenzione degli allevatori e dei cinofili di tutto il mondo. Con il trascorrere degli anni, al miglioramento delle caratteristiche fisiche si è accompagnata una notevole diversificazione d’impiego di questo cane: il carattere (in modo particolare la sua facoltà di attenzione e le sue doti di fedeltà e di coraggio), la grande robustezza fisica e l’acutezza dei sensi hanno reso il pastore tedesco capace di assolvere i compiti più vari, come si è già accennato, pur continuando, per atavico istinto, a essere un eccellente cane da gregge, segnalandosi quale conduttore vi­gile e difensore strenuo degli animali che gli vengono affidati dall’uomo. Oggi in Germania la società dello Schàferhund (letteralmente: ‘cane da pastore) conta 150.000 aderenti, mentre il libro di origini della razza registra un totale di iscrizioni che si aggira sul milione e mezzo di esemplari. Anche in Italia ove esiste un’associazione specializzata, la ‘Società Amatori Schiiferhund’ il numero dei pastori tedeschi è notevole, e si hanno sovente soggetti di eccezionale qualità. Ogni anno in Germania vengono organizzate speciali esposizioni dedicate a questa razza, e a esse intervengono migliaia di soggetti, dotati tutti di regolare brevetto rilasciato dopo speciali corsi di addestramento. Rivestono, infatti, considerevole importanza, nel pastore tedesco, le qualità intellettive; talché un cane di bell’aspetto, ma codardo od ottuso, avrà sempre minor pregio di un soggetto meno bello esteriormente, ma dotato di quel temperamento che gli permetta di meglio assolvere il lavoro che gli è affidato. Per questo motivo, la razza viene sottoposta a prove ufficiali di difesa e di pista (le vedremo descritte nel capitolo dedicato alla Cinofilia ufficiale) che consentono di giungere, per ciascun soggetto, a una precisa valutazione del coraggio, del tempera­mento e delle attitudini ad apprendere quelle nozioni grazie alle quali può rendersi utile all’uomo.

 

 

                  PASTORI BELGI

                 Chiens de berger belges

              BELGIO

Verso la fine del secolo scorso, in Belgio, la situazione delle razze da pastore si presentava confusa: dilagavano cani di ogni tipo e taglia, di incerte origini, sovente mediocri come conduttori di greggi nonché pericolosi per il viandante. In un paese com’è appunto il Belgio, in cui è viva in tutti i ceti la passione per la selezione e il miglioramento delle razze di animali dome­stici, la scarsa attenzione prestata ai cani da pastore era paradossale. Ma i cinofili si mossero con decisione: guidati dal Reu della Scuola veterinaria di Cureghem  riuscirono a raggruppare in poche razze e varietà quei cani che, più degli altri, avevano conservato i caratteri considerati fondamentali e le qualità necessarie perché potessero effettivamente coadiuvare l’uo­mo nell’esercizio della pastorizia. Si giunse così a fissare un gruppo di razze belghe da pastore (groenendael, malinois, tervueren, laekenois), e di alcune loro varietà. Per l’attraente linea estetica, il lucido mantello lungo, folto e nero il groenendael può oggi competere con i migliori cani di lusso e da compagnia. Si ripropone, per questa razza, quanto è accaduto a molti cani da pastore: l’intelligenza, le qualità intellettive e fisiche ne hanno promosso l’utilizzazione in settori anche diversi da quello originario; così, questo pasto re  coraggioso, affettuoso e vigile  si è rivelato ottimo per la difesa e la guardia, ed è stato vantaggiosamente impiegato come ausiliario nelle azioni di polizia e di guerra. Tra le razze da pastore belghe, è la più diffusa. Creata da Nicolas Rose, proprietario del castello di Groenendael, a sud di Bruxelles, originò con l’accoppiamento tra Petite, una femmina nera dotata di macchia bianca al petto, e il maschio Piccard d’Uccle un esemplare acquistato direttamente presso un proprietario di greggi  che aveva caratteristiche fisiche analoghe a quelle di Petite. In un primo tempo si pensò di dare alla razza il nome ‘Rose’, in omaggio all’allevatore, ma attribuire tale nome a un cane nero come il carbone parve un controsenso e si pensò allora al luogo di origine, il castello di Groenendael. Il tervueren, che si differenzia dal groenendael soprattutto per il colore fulvo carbonato, viene considerato più robusto, e molti allevatori lo utilizzano proprio per rinforzare il sangue della razza affine. A parte ciò, si può dire che possegga tutte le caratteristiche comuni agli altri pastori belgi. Nelle regioni nordoccidentali del paese vive il malinois, cane rustico ma non grossolano, robustissimo e perciò idoneo ai più diversi lavori. Più piccolo del pastore tedesco, ne ripropone talune caratteristiche fisiche. Di colore fulvo dorato e con un mantello lungo e ruvido, il laekenois prende il nome dal castello reale di Laeken, dove la regina Maria Enrichetta era solita recarsi allo scopo di osservare al lavoro questa razza, che predilesse e potenziò notevolmente.

 

 

           PECHINESE

DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

La primitiva forma del pechinese andrebbe ricercata in un volpino dell’Asia del sud-est, a sua volta proveniente, come tutti i volpini, dal cane della torba. Comunque, da dove questo cane tragga veramente origine non si sa: nacque per certo in tempi remotissimi, forse coincidenti col sorgere del Celeste Impero. Esiste una leggenda curiosa, in Cina, che tramanda, naturalmente, origini non scientifiche. Un leone un giorno s’innamorò di una piccola scimmia tanto da volerla prendere in sposa: ma occorreva prima presentarsi al cospetto del dio Haiho. Questi disse al leone: “Se tu sei disposto a sacrificare la tua taglia e la tua forza all’amore che porti alla scimmietta, io acconsento”. Il leone di buon grado accettò, e frutto del matrimonio fu il cane pechinese, che, pur mantenendo il portamento fiero e l’e spressione nobile del re della foresta, conserva la grazia e la tenerezza di una piccola scimmia. Il  pechinese fu introdotto in Europa, e precisamente in Inghilterra, nel 1861, dopo la caduta di Pechino e la distruzione del Palazzo d’Estate a opera del corpo di spedizione franco-inglese. Ufficiali inglesi ne portarono seco alcuni esemplari, dei quali uno venne offerto in dono alla regina Vittoria. L’allevamento europeo ebbe così i primi capostipiti; in seguito prese tale sviluppo e venne talmente curato, da ottenere dei soggetti di ineguagliabile bellezza. Nel paese d’origine, invece, la razza decadde improvvisamente e si rese necessaria la reimportazione di stalloni e fattrici dall’Europa e dall’Australia! Dimensioni, dati somatici e caratteri generali subirono modifiche rilevanti, che si distanziarono sempre più dal tipo. Il confronto tra lo standard orientale, risalente a una trentina d’anni fa, e quello europeo ne è una valida prova. Non sappiamo peraltro quali siano le condizioni dell’allevamento attuale in Cina.

 

 

PICCOLO CANE LEONE

  Bichon petit chien lion

FRANCIA

Differisce dal bichon per il mantello, che è corto sul corpo e su parte della coda; come quello del bichon, è invece lungo sulla testa, sulle spalle, sugli arti e sulla seconda metà della coda. Questo piccolo cane è assai diffuso in Francia, ma molto meno comune altrove.

 

 

            PICCOLO  LEVRIERO

DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

  Non si può parlare della levrieretta, chiamata ufficialmente piccolo levriero italiano, senza ricordare la notevole diffusione che ebbe nel XVII e XVIII secolo, quando era sempre presente, nei salotti, in braccio o a lato delle dame. Anche Carlo I d’Inghilterra, Federico il Grande e l’imperatore Federico III prediligevano questo bel cagnolino. Specialmente Federico il Grande ebbe per i piccoli levrieri un affetto particolare, e si dice che nei suoi canili ne esistessero oltre cinquanta, curati da personale scelto e competente. Amava moltissimo farsi accompagnare nelle passeggiate da due o tre dei suoi minuscoli amici. I movimenti spigliati ma garbatissimi, la viva intelligenza, non disgiunta da simpatica permalosità, la fedeltà insuperabile, la perfezione e l’eleganza dei lineamenti, la delicatezza dell’insieme e la morbidezza della pelle rendono il piccolo levriero italiano un autentico modello di grazia e di distinzione. E tale frase è riportata testualmente nella descrizione dello standard italiano. Malgrado l’apparenza gracile, è in realtà un cane robusto e costruito per la corsa. In Gran Bretagna viene chiamato ‘italian greyhound, perché riproduce quasi alla perfezione, beninteso miniaturizzate, le forme del greyhound Circa le origini, mentre tutta la letteratura è concorde nell’affermare che esse sono italiane, nessuna prova viene posta a suffragio e nessuna teoria viene avanzata. D’altra parte, la presenza dei piccoli levrieri in Italia è accertata sin dall’epoca romana, quando molti di questi minuscoli animali erano ospiti pregiati delle ville patrizie. Come abbiamo già detto a proposito dei levrieri di maggior taglia, l’ipotesi fra tutte le altre più attendibile è quella secondo cui la provenienza di tutti i levrieri va ricercata in un unico stipite asiatico: cani pregiati che ven­nero importati anche in Italia dai navigatori fenici.  

 

 

         PINSCHER

               GERMANIA

  Le origini di questo cane risalgono molto addietro nel tempo: la sua presenza è infatti documentata da numerose raffigurazioni antiche. Oggi, comunque, i soggetti di questa razza sono divenuti piuttosto rap. Agli inizi del nostro secolo presero a comparire, nelle cucciolate, soggetti a pelo duro e soggetti a pelo raso, aventi cioè un mantello di differente tessitura; venne allora stabilito, da parte dell’apposito club, che nessun soggetto a pelo raso sarebbe stato iscritto se non discendente da almeno tre generazioni di pelo raso, il Libro delle Origini rimanendo interdetto a tutti i soggetti che non ottemperassero a questo requisito. La selezione dette concreti risultati, tanto che oggi ben difficilmente si hanno soggetti delle due varietà nella medesima cucciolata.  

 

 

       POINTER

               GRAN BRETAGNA

  Sulle origini del pointer molto si è detto e molto si è scritto; ma, come al solito, i pareri e le conclusioni sono tutt’altro che concordi. Il   Mégnin asserisce che la sua ascendenza va ricercata nel vecchio bracco inglese, giunto dalla Spagna nelle isole britanniche nel XIV secolo. Altri esprimono la stessa opinione, pur affermando recisamente che il bracco spagnolo passò in Inghilterra soltanto nel 1713, dopo la pace di Utrecht. Il   celebre scrittore cinologo inglese Arkwright, nella sua Storia del pointer, afferma che la razza proviene dal bracco italiano, accertato capostipite di tutto un gruppo di cani da ferma. L’ipotesi maggiormente attendibile parrebbe quella secon­do cui gli Inglesi non fecero che perfezionare e portare al tipo moderno il pointer, che da molto tempo era presente in Francia e che diede origine a tutti i cani da ferma francesi a pelo raso. Già al principio del XVIII secolo i Francesi avevano ottenuto dal loro vecchio pointer, il parfoce, un tipo intermedio,  

 

 

PULI

        UNGHERIA

  Il puli (parola che significa ‘conduttore’) coadiuva i pecorai ungheresi da più di un millennio; quando infatti i Magiari giun­sero nell’attuale territorio di Ungheria, si portarono appresso i loro formidabili cani da pastore: avevano alcune varietà di grossa taglia, simili al komondor e al kuvasz, e una di piccola taglia, assai rassomigliante all’odierno puli. E se si fa eccezione per il colore del mantello, il puli di allora era simile al terrier tibetano, che infatti molti indicano come capostipite della razza. Da sempre, oltre che provetto pastore, il puli si è rivelato efflcientissimo per il riporto in acqua, tanto che viene talora definito ‘cane d’acqua ungherese. Soprattutto nei secoli scorsi, oltre che per la custodia del bestiame e dei casolari, era lar­gamente impiegato nella caccia. A differenza dei cani da pastore ungheresi a pelo bianco, utilizzati in particolar modo per il lavoro notturno, il puli veniva fatto lavorare quasi esclusiva mente di giorno, probabilmente perché il suo colore scuro pa­reva meglio imporlo all’attenzione delle pecore. Emesso una prima volta nel 1925, lo standard ufficiale della razza ha subito periodiche modifiche: l’ultima è del 1955

 

 

ROUGH  COLLIE

                 GRAN BRETAGNA

  L’impossibilità di precisare con delle date l’origine del collie a pelo lungo è dovuta al fatto che sino al XVIII secolo questa razza era considerata esclusivamente da lavoro: la purezza veniva rispettata, senza che però fossero rilasciati dei pedigree. Allorché il collie cominciò a richiamare l’attenzione dei cinofili, cioè agli inizi dello scorso secolo, era diffuso principalmente nella Scozia settentrionale: più basso degli esemplari che oggi conosciamo, aveva anche la testa più corta. Per un cinquantennio circa la razza venne sottoposta ad accurate selezioni, sinche, nel 1860, fu presentata alla prima esposizione ufficiale canina indetta su suolo inglese. Numerose ipotesi sono state espresse, circa le ascendenze del pastore scozzese: c’è chi tra i suoi antenati scorge il terranova o il gordon setter, e chi l’accomuna al deerhound o al terrier scozzese. L’unico dato sicuro è che il collie moderno rappresenta il risultato di lunghi e attenti processi di selezione: si può dire che la fissazione definitiva di caratteri importanti quali l’altezza e il peso sia stata raggiunta solo intorno al 1885; da allora, gli allevatori si sono limitati a conservare e ad affinare le molte pregevoli caratteristiche del cane. La fama di cui esso gode ovunque, in America come in Europa o in Australia, è certamente dovuta alla bellezza e alle eccezionali doti psicofisiche, che gli permettono di svolgere non solo il lavoro che gli è proprio, quello cioè del cane da pastore, ma anche di essere addestrato come cane poliziotto, da guardia, da caccia, da spettacolo; e in quest’ultima attività fanno testo i successi ovunque raccolti dai film e dagli spettacoli televisivi della celebre Lassie, i quali hanno non poco contribuito a rendere popolare la razza in paesi ove era poco nota, quando non del tutto sconosciuta.

 

 

             SAMOIEDO

Samoyed

PAESI NORDICI

  Come scrive il Cardano nel suo studio sul samoiedo, questo è uno dei cani più antichi che si conoscano, giacché discende direttamente e in perfetta purezza dal cane che accompagnò nelle loro migrazioni le tribù dei Samoiedi, una delle razze tipiche della Siberia, le cui origini vanno ricercate nella preistoria. La millenaria unione con l’uomo ha dato a questa razza una domesticità forse unica tra gli animali, mai disgiunta però dal rigore con cui essa assolve i compiti di cane da guardia affidatigli da sempre. Da molti è considerato il più bel cane vivente. Introdotto in Inghilterra meno di un secolo fa, da allora è stato  

 

 

          SCOTTISH  TERRIER

                      GRAN BRETAGNA

  Nella graziosa cittadina scozzese di Aberdeen, fin verso l’inizio del XIX secolo visse un signor Van Best, che venne a lungo considerato il miglior allevatore di un terrier particolare, abilissimo nella caccia in tana. Allorché questo cane si diffuse nel resto della Scozia e in tutta la Gran Bretagna, gli venne dato il nome di aberdeen terrier, che conservò con alterne fortune fin quando, nel 1887, fu deciso di chiamarlo senz’altro terrier scozzese. I primi pedigree. risalgono appunto a quell’anno, che oltre tutto segna l’inizio della selezione che ha reso l’attuale scottish un cane molto più raffinato di quello allevato da Van Best. Ancor oggi, però, questo terrier conserva particolari doti per la caccia agli animali selvatici nocivi: la potente muscolatura del posteriore e la brevità degli arti, infatti, gli consentono una notevole rapidità nei percorsi sotterranei.  

 

 

                 SEGUGIO  ITALIANO A PELO  RASO

ITALIA

   A differenza della caccia praticata con i cani da ferma o con i cani da cerca, quella con il segugio ha caratteristiche sue proprie. Con questo tipo di cane si caccia la selvaggina ‘di pelo, a cominciare dal cinghiale, per scendere ad animali di dimensioni assai meno ragguardevoli, quali la volpe, la lepre e il coniglio selvatico. Da noi, probabilmente per la differente conformazione del terreno, è stata ed è preferita di molto la caccia alla posta, praticata con uno o due segugi. Sport ben più umile di quello di un tempo (in cui intervenivano centinaia di cani, numerosi cavalli, battitori, trombe, livree, ed una infinità di altre cose), ma alla portata di tutti. Ed abbiamo, in Italia, un segugio che appunto nel lavoro sulla lepre è dai tempi antichi insuperabile. Dotato di proprietà olfattive eccezionali, cerca la pista della selvaggina, e, trovatala, non l’abbandona più: mettendo alla prova la sua sviluppata intelligenza, giocando in furberia con la pur astuta preda, la scova, l’incalza, l’insegue, in modo da farla passare a tiro di fucile del padrone che, fiducioso, è rimasto appostato. Le origini del segugio italiano sono antichissime, e qui ricor­diamo come bisogni ricondurre tutti i segugi (eccezion fatta per i nordici, che discendono da altro stipite) ai primitivi cani da corsa dell’antico Egitto, che i mercanti fenici diffusero lungo le coste mediterranee, e prima di tutto in Grecia, sovente proponendoli alle popolazioni come merce di scambio. I cani da corsa giunsero ben presto anche in Italia, dove  incontratisi con il molosso  diedero origine al cane da ferma. Evidentemente la razza originaria è rimasta immutata, o quasi, in tutti i suoi caratteri. Abbiamo infatti modo di constatare, dall’esame di numerose raffigurazioni risalenti alle epoche faraoniche, come i celeberrimi cani da corsa dell’antico Egitto fossero assai rassomiglianti al segugio attuale, e soprattutto a quello italiano. In essi si nota altresì la particolarità degli orecchi pendenti, segno che non consente alcun dubbio sulla loro avanzata domesticità. Qggi giorno, questo segugio è diffusissimo nella penisola italiana, ma, purtroppo, ben pochi sono gli esemplari veramente corrispondenti allo standard ufficiale, e ciò è dovuto agli irrazionali incroci praticati indiscriminatamente per ogni dove da chi si preoccupa soltanto di avere un cane da lepre, senza curarsi della sua purezza: concetto erratissimo, poiché le doti venatorie del segugio saranno più spiccate quanto più il cane sarà puro.  

 

 

         SETTER  GORDON

                    Gordon setter

          GRAN BRETAGNA

  E il più pesante e quindi il più lento tra i setter; la pesantezza, però, in questo caso è indice di maggior robustezza, tale da consentire al cane di cacciare su qualsiasi terreno e anche in acqua; elemento, questo, dove esso ha modo di mettere in mostra le sue eccellenti doti di nuotatore. Fin dal 1620 si hanno notizie di un setter nero focato di forme massicce, assai stimato per le sue doti di resistenza; Carlo LI, che regnò in Inghilterra dal 1660 al 1685, ne possedeva alcuni esemplari, e li apprezzava a tal punto da volerli spesso accanto a sé quando posava per i ritratti ufficiali. Il  professor Pollacci, famoso allevatore italiano di setter scozzesi, scrive a proposito di questa razza: “Nella regione della Scozia a nord di Fochabers, presso il fiume Spey e a qualche miglio dal mare, già prima del 1800 i pastori si servivano di cani che, pur adibiti alla guardia del gregge, puntavano la selvaggina a grande distanza e la seguivano lentamente all’orma, dimostrando straordinarie doti olfattive e un istinto di ferma perfino superiore a quello delle altre razze da caccia allora esistenti. Infatti, il duca Alessandro IV di Gordon, morto nel 1827 in età di 84 anni, si faceva spesso prestare dai pa­stori, per le sue partite di caccia, questi cani, tra i quali vi era una femmina che si distingueva per le sue eccezionali doti di ferma e di olfatto. E proprio a questa oscura e umile cagna si devono con tutta probabilità i famosi requisiti fissati nell’allevamento dei setter scozzesi del duca di Gordon: egli, infatti, la fece accoppiare con il migliore dei suoi setter, dando origine all’attuale setter nero focato”. Vi  è chi afferma (ad esempio, lo Stonehenge) che nelle vene del setter nero focato di antica forma scorresse sangue bloodhound: questa tesi sarebbe confermata, oltre che dalla relativa grossolanità dello scheletro, anche dallo sviluppo piuttosto rilevante delle labbra.  

 

 

            SETTER  INGLESE

                    lish setter

                      GRAN BRETAGNA

  Il setter inglese si distingue, a seconda del colore del mantello, in tre varietà (non razze, poiché i dati somatici sono identici): il lemon belton, dal mantello bianco con macchie arancio; il blue belton, dal mantello bianco con macchie e moschettature nere tendenti al blu; e il liver belton, dal mantello bianco con macchie marrone. I blue belton recano talvolta focature sopra gli occhi, nel qual caso sono chiamati ‘tricolori’. Questo setter viene denominato anche setter lawerack, ma impropriamente: i lawerack costituiscono infatti una sua varietà, un tempo importante ma oggi quasi scomparsa. In origine, il setter era di colore bianco con macchie nere e rosse; aveva inoltre una costruzione piuttosto massiccia: concorsero ad affinarlo vari allevatori, che al bel cane dedicarono le loro attente cure, e tra essi il Lawerack. Di origini assai modeste (da giovane esercitava il mestiere di calzolaio), egli ereditò da un lontano parente una grossa fortuna, che gli consentì di dedicarsi alla sua passione: la caccia. Fu così che si accorse che il setter allora esistente nella contea di Shrop non era dotato delle qualità cinegetiche ed estetiche da lui desiderate. Acquistati due soggetti bianchi punteggiati di blu (blue belton), iniziò l’allevamento e la selezione. Vi impiegò, si può dire, tutta la vita, ma infine riuscì a creare un cane stupendo. A 73 anni pubblicò un libro, The Setter, che ancor oggi è considerato una delle opere tra le più interessanti della let­teratura cinofila. Ma, come s’è detto, il Lawerack si limitò a selezionare una linea di setter i quali, per quanto meravigliosi, furono in seguito superati da altri, e soprattutto dai soggetti che il Llewellin, successore del Lawerack, portò ad un alto grado di perfezione. E ancor oggi sono molto pregiati gli esemplari di questa corrente (setter llewellin), anch’essi modificati dalla costante opera di selezione a cui sono stati via via sottoposti.  

 

 

          SETTER  IRLANDESE

             red setter

          GRAN BRETAGNA

  Tempo addietro, il setter irlandese era bianco a macchie rosse, e denotava la comune origine col setter inglese. Allora l’allevatore si occupava, più che del colore del mantello, della conformazione meglio adatta al lavoro, e delle doti olfattive, di andatura e di resistenza. Subentrato il desiderio di conseguire anche un ideale di bellezza, le macchie rosse sono andate estendendosi, trasformando il colore del setter irlandese in un rosso caldo con grandi macchie bianche, che in seguito furono costrette entro limiti sempre più esigui. Valsero al perfezionamento della razza le cure di alcuni grandi cinofili: il maggiore Hutchinson, il colonnello Cooper e il dottor Hone; la fissazione delle forme, comunque, si ebbe verso la metà dello scorso secolo, e i primi soggetti iscritti allo speciale ‘studbook’ furono Bob, nato nel 1859; Ranger, nato nel 1864; Plunket, nato nel 1868; e Dak, nel 1870. Nell’impiego venatorio questo setter ha grandi qualità: è velocissimo, resistentissimo e di olfatto straordinario. E forse di meno facile addestramento degli altri setter, in conseguenza del suo spirito di indipendenza e dell’irresistibile desiderio di grandi spazi.  

 

 

           SIBERIAN  HUSKY

                 STATI UNITI

  L’husky è originario della Siberia, e più precisamente della zona che dal fiume Kolyma si estende sino allo stretto di Bering. Importato per la prima volta in Alaska nel 1909 per essere utilizzato nelle corse in slitta, l’husky si impose per la grande abilità e la straordinaria resistenza. Dotato di spiccata intelligenza e di un carattere docile e affettuoso, è popolarissimo in America, e soprattutto nel Canada. Lo standard che pubblichiamo è quello proposto dal Siberian Husky Club of America nel 1940, e approvato dall’American Kennel Club.  

 

 

            SILKY

                  TRALIA

  E stato riconosciuto dalla cinofilia ufficiale solo nel 1962 ,anno in cui venne pubblicato il primo standard della razza, rielaborato nel 1967. Noto anche come terrier di Sydney, è probabilmente il risultato di incroci effettuati in Australia tra esemplari di skye e di yorkshire: di quest’ultima razza, del resto, ripropone i colori del mantello. Vivace, attivissimo, robusto, possiede le innate caratteristiche del cacciatore di roditori, sebbene oggi le sue funzioni siano prevalentemente quelle di cane da compagnia, in ciò adeguandosi al destino di molte altre razze del gruppo terrier.  

 

 

          SPRINGER  SPANIEL

             English springer spanie

                 GRAN BRETAGNA

  Razza molto antica, costituisce il ceppo dal quale (a eccezione del clumber) sono derivati tutti gli spaniel da caccia. Originariamente scovava e alzava la selvaggina per la rete, per il falcone o il levriero; oggigiorno, invece, viene impiegato esclusivamente per scovare e riportare la selvaggina al cacciatore armato di fucile. Lo springer ha un’andatura caratteristica: gli arti anteriori, la cui oscillazione deve partire dalla spalla, si muovono in linea con essa; i piedi sono portati ben sotto il tronco, e l’azione degli arti posteriori risulta in sincronia con quella degli anteriori. Allorché procedono lentamente, molti springer ambiano, il che è tipico della razza.

 

 

           TERRANOVA

                  New Joundland

CANADA

  Abbiamo detto della bravura e del grande altruismo del san Bernardo. Altrettanto vale per il cane di Terranova, alla cui intelligente generosità si deve la salvezza di molte vite umane: innumerevoli sono infatti i salvataggi che questo ma­gnifico colosso canino ha operato e opera, strappando dalle gelide acque del Nord non pochi naufraghi. Sulle origini della razza parecchio è stato scritto, e le discordanze tra le varie ipotesi lasciano invero assai perplessi. C’è chi asserisce che furono gli Inglesi a introdurre nella vasta isola americana di Terranova questi cani che, accuratamente addestrati, formarono una schiera di eccellenti ausiliari dell’uomo nell’esercizio della pesca del merluzzo, di guardiani fedeli e di eccezionali cani da salvataggio in acqua. Altri riconoscono valida questa ipotesi, ma limitatamente al terranova tipo landseer, mentre opinano che il terranova vero e proprio, quello cioè a mantello nero, fosse autoctono dell’isola. Altri ancora sostengono che la razza sia venuta a formarsi in seguito a incroci tra il labrador e cani da slitta scandinavi, portati a Terranova da pescatori norvegesi prima ancora che, nel 1622, vi giungessero gli Inglesi. Quest’ultima ipotesi, occor­re dirlo, è discutibile: il terranova possiede pochi caratteri in comune con le razze da slitta scandinave; piuttosto, si avvicina ai molossi che traggono origine dal mastino del Tibet. E comunque un fatto curioso che da moltissimo tempo, e ancor oggi, nell’isola esistano due varietà di cane che, seppure somiglianti nell’assieme, sono di differente corporatura e presentano caratteri psichici diversi. Una varietà vive allo stato semiselvaggio nell’interno, mentre l’altra, domestica e utilizzata dai pescatori anche per il traino e per la pesca (non è raro il caso di cani tanto bene addestrati da riuscire ad addentare e portare a riva grossi pesci), è comune sulle coste. La prima è di corporatura più grande, massiccia, non uniformemente nera di manto, mentre la seconda, più aggraziata nei movimenti, di carattere assai più docile e di colore sempre nero, costituisce il tipo che maggiormente si avvicina ai soggetti che, bellissimi e imponenti, seppur rari, possiamo ammirare nelle nostre esposizioni.

 

 

            TERRIER NERO RUSSO

                       RUSSIA    

Il terrier nero russo è una razza con una storia singolare. dopo la seconda Guerra Mondiale, ci fu il bisogno di creare una razza facilmente addestrabile per poter affiancare la polizia sovietica. Vari furono gli incroci tra rottweiler,  schnauzer gigante, terranova e tanti altri , ma appena  nel 1955 furono presentati i primi esemplari dei terrier nero russo. NeI 1979 l’allevamento “Krasnja Zvezda” presentò lo standard per questa razza e due anni dopo la Russia riconosceva ufficialmente i terrier neri. Per il riconoscimento da parte della FCI bisogna aspettare l’assemblea internazionale che si è tenuta in Messico nel 1984.Questi cani sono molto grandi e potenti, hanno un’espressione aristocratica che attira lo sguardo. il sistema nervoso è molto stabile, sono ottimi cani da guardia e da difesa ma in famiglia sono dei dolci e pelosi “orsacchiotti” che convivono tranquil1arnente con altri “inquilini” della casa. Si adattano a vivere anche in appartamento, non hanno nessun odore e non hanno mute. E’un cane molto sportivo: adora la montagna, il mare e soprattutto fare tanto moto         

 

 

            TIBETAN  MASTIFF

                              GRAN BRETAGNA

Il  mastino del Tibet è il diretto discendente di quel cane tibetano cui continuamente si fa riferimento a proposito della provenienza di moltissime razze canine oggi esistenti. Si tratta dunque di una razza rimasta pressoché immutata nei millenni, com’è provato dai reperti ossei di varie epoche e dalle raffigurazioni sino a noi pervenute. Nell’antichità, gli animali predatori erano di mole maggiore di quelli attuali, e per difendere le greggi si rendeva pertanto necessario l’impiego di cani altrettanto grossi; fu così che nacque il mastino tibetano; e se oggi, probabilmente per adattamento a funzioni diverse da quelle originali, questo cane si presenta di taglia più ridotta, invariate rimangono le proporzioni fra le varie parti del corpo, la struttura generale e le doti psicofisiche. Non di rado, nelle terre di origine (che sono, è ovvio, quelle orientali, sebbene la razza nelle sue attuali forme sia stata rigenerata dagli Inglesi e venga quindi considerata propria della Gran Bretagna), viene affidata a questo cane la custodia di un intero villaggio, poiché sovente la popolazione maschile è costretta a trattenersi in aperta campagna per curare gli armenti, oppure deve dedicarsi alla caccia, o attendere alla coltivazione dei campi. Allora il mastino del Tibet difende le abitazioni, e le donne e i bambini che in esse rimangono: sovente, per tener lontani i malintenzionati e le fiere, basta la sua presenza; ma se per caso ciò non fosse sufficiente, non esita ad attaccare l’avversario, uomo o animale che sia, dando dimostrazione di tutto il suo coraggio e del suo attaccamento al dovere.  

 

 

               VOLPINO ITALIANO

                     ITALIA

  Il  volpino italiano e quello tedesco, o di Pomerania, hanno tali e tanti punti in comune, da creare confusioni; però, nella razza italiana l’occhio è forse leggermente più grande, gli orecchi poco più lunghi e il cranio lievemente più globoso. Se l’italiano discenda dal tedesco o viceversa, è difficile stabilire. In Italia, comunque, il volpino fu sempre molto diffuso, specie in Toscana, dove veniva chiamato ‘volpino di Firenze. A Roma lo si definiva ‘cane del Quirinale. Sull’origine della forma nana dei volpini, esistente da tempo immemorabile, si deve considerare che per parecchie razze, ed evidentemente per le esigenze utilitarie dell’uomo, fin da remote epoche si ebbe la propensione ad accrescerne le dimen­sioni in modo rilevante; ma, accanto a questa tendenza che si andava sempre più accentuando, si manifestò anche il desiderio di ottenere animali di piccola taglia o addirittura nani: motivo di curiosità e rarità, paragonabili ai buffoni e ai nani che railegravano le corti principesche. Tali forme sono appunto rappresentate dal volpino, dal pinscher nano, dal piccolo levriero italiano, dai toy spaniel, dai toy terrier, e via dicendo.  

 

 

      XOLOITZCUINTLE

        MESSICO

 E un cane nudo, cioè privo di pelo. Particolarmente diffuso neL Messico, lo si trova, più o meno numeroso, anche in Argentina, nel Cile ed in altri paesi del Centro e Sud America. L’origine dello xoloitzcuintle è molto antica e, già prima della conquista europea gli indigeni si cibavano delle sue carni, che erano pregiatissime. Era ritenuto il rappresentante del dio Xolotl (evidentemente di qui il nome), divinità che, secondo la concezione religiosa di quei popoli, aveva l’incarico di guidare le anime dei morti verso i luoghi della loro destinazione eterna. Nello stato di Colima, in tombe recentemente scoperte, sono state ritrovate effigi umoristiche in argilla levigata, raffiguranti cani molto simili all’attuale xoloitzcuintle

 

 

         WEST HIGHLND WHITE TERRIER

                    GRAN BRETAGNA

  Verso il 1600, Giacomo I d’Inghilterra scriveva a un nobile scozzese raccomandandogli di inviare in dono alla corte di Francia alcuni terrier dell’Argyll: già allora i terrier di quella contea di Scozia avevano fama d’essere tra i migliori. Per secoli vennero allevati con cura e selezionati per conservare due importanti qualità: grande coraggio e decisione nel gettarsi nelle tane. L’Argyllshire confina con la regione di origine del cairn, ed è probabile, anzi quasi certo, che il ceppo d’origine delle due razze sia identico. Afferma ciò anche il Fanfoni, avanzando alcune considerazioni, prima fra tutte l’identità morfologica delle razze; in secondo luogo, la disposizione del Kennel Club del 18 novembre 1924, in cui si proibisce l’accoppiamento fra cairn e west highland white, prima permesso e anzi largamente praticato; infine, la differenza sostanziale che oggi esiste fra le due razze nel colore, che nel west highland white dev’essere assolutamente bianco, mentre nel cairn non lo deve essere mai. Un riferimento ci viene dalla storia naturale di quella regione: nell’Argyllshire, formatisi per chissà quali  

 

 

            YORKSHIRE  TERRIER

             DIVERSI (origine ufficialmente non accertata)

 

  E un vero cane fenomeno, una piccola meraviglia zootecnica. Figuratevi un semovente manicotto di serico pelo, a tinte sfumate d’oro, d’acciaio, di piombo. Questo bel cane minuscolo costituisce in Gran Bretagna, ove è molto diffuso, una delle più ricercate razze di lusso e di compagnia. Deriva dall’incrocio fra il black and tan, lo skye terrier e il dandie dinmont. Nella mescolanza sembra sia entrato an­che un cane tipicamente italiano, il maltese. Il nome, un tempo, era quello di terrier scozzese, mentre ora con tale nome si intende definire un’altra razza di mole assai più grande e di caratteristiche ben differenti. Fu poi chiamato terrier nano a pelo lungo. Da una sessantina d’anni a questa parte il nome usato è quello di terrier dello Yorkshire. Il primo allevamento fu curato dagli operai della regione mineraria della contea di York. Veramente l’intenzione era di ottenere un piccolo cane per la caccia sotterranea: qualità questa che, abbastanza accentuata in un i4mo tempo, si perdette poi quasi completamente. La nuova razza richiamò l’attenzione degli allevatori provetti che, mediante un’accurata selezione, ottennero ben presto esemplari di grande distinzione. Anche al di là della Manica gli ammiratori non tardarono, e in molti paesi d’Europa, così come in America, il piccolo yorkshire trovò numerosi salotti che lo accolsero, minuscolo amico della casa e della padrona.

 

Descrizione delle razze copiate " INCICLOPEDIA DEL CANE le razze canine RIZZOLI "

 

Allevamenti

 

www.canidacaccia.com                                                              SETTER ILGLESE - SPRINGER SPANIEL INGLESE - EPAGNEUL BRETON
www.falmagi.com                                                                       COCHER SPANIEL INGLESE - MALTESE
www.caniitalia.it/russiandiamod.htm                                          TERRIER NERO RUSSO - XOLOITZCUINTLE (cane nudo Messicano)
www.allpepper.it                                                                        FOX TERRIER A PELO LISCIO - WESTHIGHLAND-WHITE TERRIER
http://utenti.lycos.it/shihtzupet/                                                  SHIH-TZU MALTESE
www.goldendancers.com                                                           GOLDEN RETRIVER - LABRADOR RETRIEVER
www.abetebianco.com                                                              HOVAWART-DOGUE DE BORDEAUX
www.zerlina.it                                                                            BAVARO BERNESE-NORWICH TERRIER-SCOTTISH TERRIER
www.allevamentolarossella.it                                                    WEST HIGHLAND WHITE TERRIE
www.montefrondoso.com                                                           PASTORE CIARPIANINA - VOLPINO ITALIANO
www.auranova.it                                                                        PASTORE TEDESCO
www.nuvolarossa.it                                                                    GOLDEN RETRIEVER - LABRADOR RETRIEVER
www.allevamentoipoggetti.it                                                     LABRADORS RETRIEVER
www.americanhistoryx.it                                                            AMERICAN STAFFORDSHIRE TERRIER
www.violadellelame.it                                                               IL BOLOGNESE
www.threecolrsdream.com                                                         AUSTRALIAN SHEPHERD
www.alpanet.it/labrador                                                             LABRADORS
www.goldendancers.com                                                           GOLDEN RETRIEVER-LABRADOR RETRIEVER
www.tuscantravels.com/labrador.htm                                         LABRADORS
www.allevamentohighoaks.it                                                      BORDER COLLIE E DEL BOVARO BERNESE
www.diamantiincantati.it                                                           MALTESI E BARBONI NANI
www.caniitalia.it/allevamentospringerspaniel.htm                     SPRINGER SPANIEL INGLESE
www.thefamebostonterrier.it                                                      BOSTON TERRIER
www.caniitalia.it/allevamentoepagneulbreton.htm                   EPAGNEUL BRETON
www.caniitalia.it/filabrasileiroilvulcano.htm                              FILA BRASILEIRO
www.moonrockkennel.com                                                        AMERICAN STAFFORDSHIRE TERRIER
www.casachella.com                                                                 BEAGLE da caccia e compagnia
www.caniitalia.it/goldenworld.htm                                             GOLDEN RETRIEVER - DALMATA
www.caniitalia.it/barbonetoybianconero.htm                             BARBONI NANI TOY BIANCO NERI
www.muppetshowpugs.com/                                                      THE PUG  - CARLINO
www.caniitalia.it/barbonenerogoccedidiamante.htm                 BARBONE NANO NERO
www.caniitalia.it/allevamentosetteringlese.htm                         SETTER INGLESE
www.caniitalia.it/allevamentoterranova.htm                              TERRANOVA
www.megasdavis.it                                                                    SCHNAUZER NANO BIANCO    
www.allevamentodellanticatenuta.com                                     PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE
www.caniitalia.it/barbonetoybianconero.htm                             BARBONE NANO TOY BIANCO NERO
www.ibullidimanu.com                                                              BULLDOG INGLESI
www.blackvelvetpoddles.com/                                                   BARBONE NANO TOY NEI COLORI BIANCO E NERO
www.pointerrivazza.it                                                                 POINTER
www.abbiatespringer.it                                                              SPRINGER SPANIEL
www.tibetan.tk                                                                           TIBETAN TERRIER
http://xoomer.virgilio.it/allevamentoamatoriale                        POINTER
www.lovelydogs.it                                                                      CARLINO - BARBONI
www.incantonero.it                                                                   BARBONI NANI E TOY
www.grazianoskennel.it                                                            AMERICAN STAFFORDSHIRE TERRIE
www.caniitalia.it/allevamentobatuffolod'oro.htm                      SPITZ - BARBONI
www.caniitalia.it/allevamentomori.htm                                    SETTER INGLESE
www.allevamentocasacarnevale.it                                            SETTER  INGLESE - POINTER - SEGUGI  ITALIANI - PASTORE BELGA
www.difossombrone.it                                                               MASTINO NAPOLETANO - PASTORE TEDESCO
www.pinschernano.it                                                                 ZWERGPINSCHER
www.canidacaccia.eu                                                               SETTER INGLESE - EPAGNEUL BRETON - SPRINGER SPANIEL INGLESE
www.caniitalia.it/i_drahthaar-di-morialessandro.htm                DRAHTHAAR - SPRINGER SPANIEL-EPAGNEUL BRETON
www.caniitalia.it/ilbretonista.htm                                              EPAGNEUL BRETON
www.caniitalia.it/maremmanoabruzzesedicasacaruso.htm       MAREMMANO ABRUZZESE
 
 
 

 

 

Per essere presenti in questo spazio inserite copiandolo questo banner nel vostro web

Con un riscontro via E-mail info@caniitalia.it inseriamo il vostro link in questa pagina

 

 

 

Index

Album di fido

Alimentazione

Cani smarriti - trovati rubati

Cani da adottare

Link

Gruppi cinofili

Mercatino dell'usato

Cerco

Mercatino dell'usato gran bazar

Sciegli il nome al tuo amico

Offro

Pensione per cani

Piante tossiche

Repertorio delle razze canine

Ricerca alfabetica delle razze

New dal mondo

Speciale accessori

Vetrina tutto per la cinofilia

Zone addestramento addestratori